Primi aliti di vera libertà italiana per i profughi afghani ospitati a Edolo dal 31 agosto scorso. Dopo due settimane esatte rinchiusi nella base logistico addestrativa dell’esercito, per un gruppo di loro, ieri, c’è stata la possibilità, finalmente, di muoversi in paese: il primo giro al supermercato, qualcuno è pure andato dal barbiere, qualcun altro a passeggiare tra la piazza a il lungo fiume. La «rivoluzione» è iniziata nella mattinata di ieri, intorno alle nove, quando un gruppo di sessanta afghani è stato caricato su due pullman e trasferito a Bresso, nel Milanese, dove continueranno il loro percorso con la richiesta di asilo politico. Anche gli altri 46 sono stati fatti salire a bordo di un bus, ma questa volta per percorrere solo pochissime centinaia di metri, fino all’ex convitto Bim, dove alloggeranno per alcune settimane (impossibile determinare oggi per quanti giorni).

Come funziona il programma di accoglienza

Il Viminale, tramite la Prefettura di Brescia, ha infatti assegnato i 46 profughi a Edolo, stipulando l’apposita convenzione con la cooperativa Rosa Camuna, che gestisce la struttura. Per loro è iniziato quindi il programma di accoglienza, che prevede l’inserimento in una nuova struttura non più controllata dall’esercito e seguita da vicino dai volontari della Croce Rossa, bensì dal Ministero degli Interni. Significa, anche, avere più libertà di movimento e avviare un processo di conoscenza e di integrazione, ancora tutto da determinare. Possibilità che in diversi hanno colto da subito, esplorando il paese dell’alta Vallecamonica, approfittando delle temperature miti che l’estate settembrina ancora offre in zona.

Chi resta al convitto e chi si occuperà di loro

La base logistica di via Porro, che ha ospitato due diversi gruppi di profughi da 105 persone ciascuno, si è quindi svuotata, i militari sono tornati alle loro attività elettive e il presidio dei volontari della Croce rossa è stato smontato. Ora a occuparsi della quarantina di afghani (sei del gruppo hanno lasciato Edolo nel pomeriggio, perché è stata trovata per loro una sistemazione in appartamento, seguiti da una onlus per la quale già collaboravano in Afghanistan) è il personale della cooperativa, che percepisce un rimborso per le attività, previsto dai protocolli per l’accoglienza dei rifugiati. Da questo momento l’ospitale comunità edolese potrà entrare maggiormente in gioco, nei prossimi giorni, per dare loro una mano concreta, allo studio il «come». Il sindaco Luca Masneri vorrebbe creare un comitato per la gestione, insieme alla parrocchia, alle forze dell’ordine e dall’istituto scolastico, al fine di avviare una prima base di integrazione.

Nel frattempo l’esterno del convitto è stato sistemato per garantire spazi più adeguati. A Edolo si sono fermate prettamente le famiglie, sistemate anche in più stanze del convitto stesso. Per queste persone, ancora una volta, ricomincia una nuova vita.

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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