Cissva, la «guerra del latte» in Vallecamonica finisce sotto i riflettori della Procura

La guerra del latte in Vallecamonica rischia di finire sul tavolo della Procura. Non sono passate sotto traccia, e continuano a far rumore a distanza di giorni, le parole pronunciate dal presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini in occasione di un convegno agricolo a Lonato alla presenza tra i relatori dei vertici delle forze dell’ordine.

«Una parte della Vallecamonica manda segnali di intimidazione alla Coldiretti per il ruolo strategico che ha avuto nel rilancio economico di Cissva. A questi signori diciamo che non abbiamo e non avremo paura. Siamo pronti a denunciare i comportamenti che poco hanno a che fare con la cultura della legalità bresciana» ha tuonato Prandini.

Al momento non risulta depositato alcun esposto, ma la magistratura è attenta e vuole capire di più sulle accuse del numero uno di Coldiretti. Domani è attesa, in una conferenza stampa già annunciata, la replica della Comunità montana di Vallecamomica, mai direttamente citata da Prandini, ma da tempo coinvolta nella polemica sempre più accesa sul presente e sul futuro del caseificio Cissva, produttore della Rosa Camuna.

Parliamo di una cooperativa sociale sovvenzionata anche dal pubblico nata nel 1983, punto di riferimento in valle per gli agricoltori, ma che sta attraversando da tempo una profonda crisi economica. Ai problemi di cassa si sono aggiunte lotte intestine tra correnti politiche del territorio e battaglie di campanilismo.

Le tensioni

Lo strappo è avvenuto oltre un anno fa quando Comunità montana, Bim e Provincia hanno lasciato la compagine societaria della cooperativa – con alcune aziende agricole socie – dopo aver tentato, senza successo, di cambiarne la guida, rimasta nelle mani di Paola Pezzotti, voluta alla presidenza proprio da Ettore Prandini.

Alla base della rottura e del desiderio di cambiamento ci sarebbe – viene raccontato in Valle – il parere negativo della presidente di spostare da Capo di Ponte a Ponte di Legno la sede commerciale di Cissva, come avrebbero invece voluto Bim e Comunità montana di Vallecamonica che avevano anche chiesto di poter esprimere un loro esponente per il Cda.

La concorrenza

Il terremoto ha portato la stessa Comunità montana a istituire un bando per far nascere un nuovo caseificio in Vallecamonica e creare così concorrenza a Cissva, in grado di spezzare il monopolio che dura dagli anni ‘80. Andato deserto il primo bando, al secondo tentativo ha avuto la meglio «Agricoltura Etica nella Valle dei Segni», di Francesco Moscardi, ritenuto uomo di Mario Bezzi, delegato del Comune di Ponte di Legno in Comunità montana e che in questa «guerra del latte» – con promesse a chi lascia il vecchio per il nuovo di remunerazioni del 30% in più sul conferimento del latte – sta giocando un ruolo di primo piano nel braccio di ferro con Coldiretti.

Bezzi, referente dei progetti strategici della Comunità montana, è anche presidente di Sit, la Società impianti turistici (che ha tra i soci la Fondazione Alta Vallecamonica di cui sempre Bezzi è presidente) che risulta socio di maggioranza con il 68%, della «Agricoltura Etica nella Valle dei Segni», la compagine che ha vinto il bando per il nuovo caseificio. Da una parte Ettore Prandini, dall’altra Mario Bezzi per uno scontro «che sta raggiungendo – assicurano in tanti – livelli di tensione mai visti». E sul quale ora vuole accendere i riflettori anche la magistratura.

EMBED [box Newsletter BUONGIORNO]

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
Leggi articolo originale