Un racconto drammatico. Scandito da un’esclation di tensione e paura che ben rappresenta quello che è accaduto nel fine settimana del 17-18 aprile scorso. Quando, secondo gli inquirenti «il trio criminale» Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, avrebbe fatto la prova generale dell’omicidio di Laura Ziliani, deceduta qualche settimana dopo per «soffocamento sotto l’influenza di benzodiazepine».

EMBED [Il caso]È il compagno dell’ex vigilessa in un interrogatorio del 12 giugno, finito agli atti di inchiesta e ripreso nelle 75 pagine di relazione del medico legale, a raccontare i giorni successivi ad una cena a base di pesce a cui parteciparono, venerdì 16 aprile, Laura Ziliani, le due figlie e il fidanzato della maggiore. «Era andata al mattino a fare un’escursione. Mi aspettavo che mi chiamasse in serata, così come facciamo tutte le sere, ma ciò non è accaduto. Le ho inviato un messaggio augurandole la buonanotte alle 22.42, ma non ho avuto risposta, cosa che mi ha lasciato stupito» spiega il compagno di Laura Ziliani.

EMBED [La drammatica prova avvenne nella casa di via Ballardini a Temù]«Il mattino successivo – prosegue – ho dovuto attendere sino alle 12.27 quando mi ha scritto buongiorno e subito dopo, alle ore 12. 28 mi ha scritto il seguente messaggio: "H9 somito tutta mattina". Ho compreso che intendeva dire "ho dormito tutta mattina", ma sono rimasto stupito sia dal fatto che avesse dormito tanto e ancor di più per il messaggio pieno di errori. Non sbagliava mai a scrivere un messaggio».

La testimonianza dell’uomo prosegue con dettagli che dimostrano che qualcosa continuava a non tornare nel comportamento dell’ex vigilessa. «Anche nel corso del primo pomeriggio Laura non si è fatta viva e alle ore 15.50 preoccupato decidevo di chiamarla. Mi ha finalmente risposto e mi ha detto che dopo una cena con Silvia, Paola e con Mirto, si è adagiata sul divano e si è addormentata. Solo dopo essersi svegliata alle ore 12.30 circa, le figlie le avevano raccontato che si era addormentata sul divano e, al momento di andare a letto, non erano state in grado di svegliarla. L’avevano quindi accompagnata di peso sino a letto dov’era stata anche spogliata e le avevano messo il pigiama. Laura non ricordava nulla. Mi ha detto di non sapere cosa fosse accaduto e di non sentirsi bene, di avere ancora sonno. Sarebbe dovuta tornare a Brescia il sabato ma, non era assolutamente in condizioni di stare in piedi, figuriamoci di guidare».

Durante la giornata di quel sabato 17 aprile le condizioni della 55enne non migliorano. «L’ho chiamata alle 18.42 e mi ha detto di essere ancora completamente intontita e di avere dormito anche nel pomeriggio. Alle 21.30 – prosegue nella deposizione ai carabinieri il compagno della donna – mi ha inviato la buonanotte: "Sto male, ho voglia solo di dormire"».

Nel racconto agli atti dell’inchiesta, arriviamo alla domenica di quel lungo fine settimana di metà aprile. «Laura (due giorni dopo la cena) è stata accompagnata a Brescia non essendo ancora in grado di guidare e nel pomeriggio, dopo aver pranzato ancora una volta si è messa a letto a dormire. Alle 20.15 via messaggio, dopo averle inviato una foto della pizza che avevo fatto, mi ha scritto "ho sonno… Pizza buona, ma mi si chiudono gli occhi…".

Il lunedì mattina la coppia si incontra di persona. «Le dissi di andare a fare una visita specialistica, Laura glissó dicendo che ormai era tutto a posto. Arrivai persino a dirle che l’avevano avvelenata. Lei si arrabbiò per la mia affermazione».

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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