Non c’è alcun giallo nel giallo. Non ci sarebbero due sepolture dello stesso corpo. Il cadavere di Laura Ziliani è sempre rimasto dove è stato ritrovato lo scorso 8 agosto. Ne sono convinti gli inquirenti sulla scorta di quanto emerso dall’autopsia e dai successivi esami di laboratorio.

«Appare concretamente prospettabile l’ipotesi che il cadavere sia stato inumato in prossimità dell’argine del fiume Oglio e ricoperto da materiale sabbioso» scrive il professor Andrea Verzeletti nella relazione medico legale depositata in procura con la quale ha confermato che l’ex vigilessa di Temù è morta «per soffocamento con un mezzo fisico sufficientemente soffice come ad esempio un cuscino e sotto l’influenza di benzodiazepine». In corpo al momento del decesso Laura Ziliani aveva tracce di Bromazepam e Delorazepam tra polmoni, milza, fegato, reni e muscoli.

Un composto che avrebbe generato «sonnolenza, torpore, ridotta capacità di movimento e in generale di reagire a insulti lesivi esterni. Il rilievo di questi principi in assenza di altre sostanze tossiche, unitamente al fatto che la Ziliani era un soggetto di soli 54 anni e in buone condizioni – scrive il medico legale – consente di ritenere assai poco probabile che il decesso sia da ricondurre direttamente all’assunzione delle benzoadizepine, che sono farmaci "sicuri" cioè assai difficilmente in grado di per sé soli di portare alla morte un soggetto».

L’epoca del decesso

Laura Ziliani sarebbe morta «tra la tarda serata del 7 maggio e il mattino dell’otto e con il disseppellimento del corpo avvenuto tre giorni prima del rinvenimento, probabilmente in seguito ad un’onda di piena del fiume Oglio» è la conclusione dell’equipe di medicina legale degli Spedali civili che ha risposto in 75 pagine ai quesiti del pubblico ministero Caty Bressanelli, titolare dell’inchiesta per omicidio volontario e occultamento di cadavere, reati contestati a due delle tre figlie di Laura Ziliani, Paola e Silvia Zani, e Mirto Milani, il fidanzato della maggiore, che sono in carcere dal 24 settembre.

EMBED [Il caso]L’epoca del decesso è stata calcolata anche grazie al rinvenimento nello stomaco della vittima, «di una limitata quantità di cibo che la Ziliani potrebbe aver assunto nella tarda serata del sette maggio». Probabile quel «pezzo di torta o muffin che le sue figlie avevano preparato per la festa della mamma» come raccontò Mirto Milani nell’interrogatorio del 4 giugno scorso durante le indagini.

Il cadavere, «ritrovato in posizione prona, incastrato tra arbusti, pezzi tronchi e rami secchi, seminudo e imbrattato di sabbia e terriccio» si sarebbe dunque conservato perché rimasto a lungo sotto terra. Secondo gli studi effettuati in laboratorio, i medici bresciani hanno potuto stabilire che dal pomeriggio del 5 agosto il corpo era stato dissotterrato dalle acque dell’Oglio. «Tale momento è caratterizzato da temperature più elevate rispetto ai giorni precedenti ed è successivo ad un’intensa attività meteorica nella notte precedente con conseguenze sulla portata del fiume». Una ricostruzione temporale dettata dall’analisi delle larve ritrovate vicino al cadavere, «tipiche dell’habitat generale in cui è avvenuto il ritrovamento del corpo», che si sarebbero sviluppate in poco più di 30 ore.

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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