«Facevamo parte entrambi del Ggs, gruppo gite scialpinismo ma da qualche tempo avevamo creato un piccolo gruppo di amici, cinque in tutto, con cui ci organizzavamo spesso per uscire in autonomia». A raccontare Laura Ziliani come sportiva appassionata di montagna e di scialpinismo è Luca Bonfà, membro del Cai di Brescia, che con l’ex vigilessa di Temù scomparsa l’8 maggio e secondo Carabinieri e Procura della Repubblica uccisa da due delle tre figlie e dal fidanzato della maggiore condivideva «lo stesso incanto nell’osservare il mondo dall’alto. Cosa ci può essere di meglio per ricaricare le batterie prima di affrontare la settimana di lavoro in ufficio?», si chiedevano spesso durante le escursioni.

Nei giorni prima della sua scomparsa Laura Ziliani ha scritto nel gruppo WhatsApp con cui si organizzavano le escursioni: Luca racconta che «era la prima settimana di maggio e da pochi giorni era di nuovo possibile muoversi al di fuori dei confini regionali. Qualcuno scrive sul gruppo. "Domenica giro a piedi, chi c’è?". Io avevo già un impegno e ho declinato e anche Laura ha scritto che non ci sarebbe stata». Luca, telefono alla mano, ha riletto quel messaggio: Laura Ziliani scriveva «Io Festa della mamma, vado dalle mie bambine». Secondo la ricostruzione degli inquirenti quelle «bambine» sapendola a Temù per il fine settimana della festa della mamma avrebbero fatto scattare la trappola mortale che avevano ordito per lei, avvelenandola per renderla incapace di difendersi e poterla poi soffocare senza lasciare segni duraturi.

EMBED [Laura Ziliani con il gruppetto di amici a dicembre 2020 aveva risalito con gli sci da alpinismo le piste di Borno]

EMBED [Le ricostruzioni del caso]Per Luca «Laura era una persona energica e dinamica, appena scesi dall’auto non si faceva in tempo ad agganciare gli sci che lei era già partita, durante la salita era spesso la prima del gruppo. Sempre allenata, ma anche allegra e pronta alla battuta, era un vero piacere condividere le uscite con lei. Da quando mi aveva raccontato della perdita del marito sotto una valanga, osservavo con una certa curiosità il suo perdurante entusiasmo per l’ambiente della montagna invernale, quello stesso che le aveva troncato bruscamente i sogni giovanili. Mi sembrava una persona che vuole rimanere aggrappata alla vita nonostante tutto. Siamo saliti insieme su molte cime delle nostre montagne tra l’Adamello e le Orobie, rincorrendo sempre quella voglia di libertà e di contatto con la natura e il piacere di stare con persone che hanno il medesimo sentire».

 

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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