Una sequenza precisa di obiettivi da raggiungere, in ordine di priorità. É quella che in queste ore ha stilato la Procura della Repubblica di Brescia per provare a risolvere il mistero del cadavere rinvenuto domenica mattina tra il fiume Oglio e la pista ciclabile a Temù. 

Il primo passo è quello del test del dna per confermare o escludere che si tratti di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù e poi dipendente del comune di Roncadelle, scomparsa nel nulla l’8 maggio. Due delle sue tre figlie e il fidanzato della maggiore sono indagati per omicidio e occultamento di cadavere per via, secondo quanto trapelato nelle scorse settimane, di alcune incongruenze tra il loro racconto della scomparsa della 55enne e quello che è stato ricostruito con le indagini. 

Al momento tutti gli elementi disponibili sembrano indicare che possa essere il corpo della donna scomparsa e anche tra chi indaga è abbastanza radicata la convinzione che non possa essere di nessun altro. Per poter proseguire con gli accertamenti di natura medico legale però è necessario averne la certezza e solo il test del dna la potrà dare. Il motivo è procedurale e assolutamente non secondario: essendoci degli indagati per il presunto omicidio di Laura Ziliani, se il corpo fosse suo ogni ulteriore esame deve essere effettuato in condizioni di garanzia nei loro confronti, con la possibilità di nominare propri consulenti per gli accertamenti irripetibili.

Una volta stabilito di chi sia il corpo, e dunque in garanzia per gli indagati o meno, la Procura deve in ogni caso capire come e quando la donna sia morta e come il corpo sia arrivato sulla riva dell’Oglio

Con il passare delle ore si chiariscono però alcuni dettagli sul ritrovamento, elementi che sembrano indirizzare in ogni caso le indagini lontano dall’ipotesi dell’incidente in montagna. Quando è stato trovato il corpo era in avanzato stato di decomposizione, saponificato per essere stato per lungo tempo in un ambiente molto umido ma non segnato dal passaggio di animali selvatici e neppure colonizzato dagli insetti. Circostanze che fanno ritenere che sia stato certamente coperto, probabilmente sepolto nei pressi del fiume o immerso in una vasca. Più difficile che fosse nel greto dell’Oglio dato che il continuo alzarsi e abbassarsi del livello del fiume e il rotolamento sui massi avrebbe prodotto danni ben più vasti.

Non solo. Fin dai primi istanti è stato chiaro che si trattasse di una donna per via del fatto che sulla schiena erano ben visibili elastico e spalline di un reggiseno. Il corpo era quindi seminudo, con ulteriori brandelli di maglietta e pantaloni. Certamente non l’abbigliamento pesante necessario per una escursione in montagna di prima mattina all’inizio di maggio quando le temperature in quella zona erano ancora particolarmente rigide. Si tratta però di ipotesi basate su quello che è stato possibile osservare nel tratto di riva del fiume in cui è stato trovato il corpo. Per il resto sarà necessario attendere l’esito degli esami medicolegali. La Procura ha in mente tempi rapidi «entro due o tre giorni per il dna» e quindi già oggi almeno la prima domanda potrebbe trovare risposta. 

 

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
Leggi articolo originale

Rispondi