L’emergenza non conosce confini. Né gli ambienti più estremi – per temperature rigide o presenza di neve e ghiaccio – escludono quella vasta rosa di infortuni e criticità che vedono abitualmente intervenire i Vigili del Fuoco.

Anzi. Incidenti automobilistici, ricerche di persone disperse, cadute accidentali in acqua quando la superficie coi rigori dell’inverno diventa una lastra più o meno sottile di ghiaccio pronta a riservare insidie: tutto può verificarsi con drammatica facilità.

 

 

EMBED [Vigili del fuoco tra ghiaccio e neve: arriva l’elicottero Drago 82]

Ecco che allora si rende necessaria una formazione specifica per il personale dei Vvf, in particolare per quelle unità di per sé già specializzate nelle operazioni di soccorso legate all’ambito speleo-alpino-fluviale: il Saf. Proprio ad un centinaio di pompieri specialisti (e di livello avanzato) di tutta Lombardia è dedicato l’addestramento in corso in queste settimane tra l’Alta Valcamonica e il lago d’Endine, nella vicina Bergamasca, tutto coordinato dal Comando provinciale di Brescia. Un vero tour de force in cui vengono sperimentate tecniche e strumentazioni molteplici, non senza il ricorso a mezzi di punta, come elicottero o quad cingolato.

EMBED [Vvf con quad cingolati e altri mezzi in Alta Valcamonica]

La formazione è articolata in sessioni di due giorni ogni settimana per quattro settimane complessive, preceduta dall’attività dei responsabili di ogni squadra per i sopralluoghi necessari a «redigere» il piano di sicurezza: anche una simulazione impone, infatti, che tutti i soggetti coinvolti possano lavorare in un contesto in cui un eventuale incidente in fase di intervento possa essere gestito al meglio. Non esiste infatti la sicurezza matematica in questi ambienti né tanto meno la possibilità di pianificarla: l’obiettivo è piuttosto cercare di mitigare i rischi, in un ambiente nel quale è impossibile azzerarli, e accrescerne la consapevolezza da chi è al lavoro in simili ambienti.

EMBED [Vigili del Fuoco sulle cascate di ghiaccio e in ricerca dispersi]

Il primo giorno di attività vede il personale impegnato sulle nevi camune della Val Paghera e della Val Grande. Obiettivo formare le squadre ad operare in ambiente nevoso o ghiacciato, per la movimentazione con ramponi e picozza. Anche per quel che riguarda l’eventuale «autosoccorso», vale a dire le attività preventive e di assistenza a personale operante che restasse coinvolto in un incidente. E ancora: cancelli Artva pre-partenza delle squadre, legatura in cordata, utilizzo di chiodi da ghiaccio, linee di sondaggio, simulazione di ricerca in valanga con Artva, pianificazione di interventi complessi, sono alcune delle ulteriori attività previste dall’addestramento.

EMBED [Vigili del fuoco tra ghiaccio e neve: soccorso sul lago ghiacciato]

La seconda giornata di formazione, invece, è dedicata alle attività di soccorso e recupero su lago ghiacciato. Uno scenario al quale si presta per sua natura in questo periodo il lago d’Endine, in Val Cavallina, nella vicina Bergamasca. Anche qui vengono acquisite le tecniche da adottare in caso di interventi decisamente estremi: nella simulazione si ipotizza persino l’atterraggio «lungo» di un parapendio che invece di portare il pilota sul ghiaccio, lo precipita direttamente nell’acqua gelata. Per arrivare al recupero, a seconda della prevalenza dell’elemento acqua o del ghiaccio, va valutato il ricorso al gommone da rafting piuttosto che lo spostamento a piedi di squadre composte di due o tre persone su una superficie insidiosa quale il ghiaccio, chiamate a raggiungere il malcapitato, estrarlo dall’acqua e immobilizzarlo su una barella spinale per poi affidarlo al personale sanitario del 118 «con il quale simili interventi vengono sempre concertati» come sottolinea il caposquadra esperto del Comando di Brescia, Franz Carrara, tra i cinque istruttori che coordinano l’attività di formazione.

EMBED [Vigili del Fuoco, prove di soccorso sul lago ghiacciato riprese dall’elicottero]

Questo ciclo di addestramento ad alto livello è stato anche l’occasione per sperimentare il ricorso in intervento a nuove strumentazioni, come i quad cingolati, ma pure all’elicottero: «Drago» – come viene chiamato in codice aeronautico – è giunto in volo da Malpensa per simulare non tanto il recupero diretto di chi è finito in acqua da una superficie ghiacciata (il flusso d’aria generato dai rotori potrebbe anzi destabilizzare e far perdere la presa a chi già è in difficoltà) quanto il trasferimento rapido di intere squadre d’intervento (di terra o sommozzatori) letteralmente agganciate «a grappolo» al baricentrico, il cavo ancorato appunto al baricentro dell’elicottero.

Una formazione decisamente specialistica, che non trascende rudimenti di tipo sanitario, orientati più che altro a evitare che nelle fasi di recupero possano essere adottate manovre o posizioni non favorevoli al trasportato, che ricorda ancora una volta la grande varietà di contesti in cui può essere espresso il soccorso tecnico urgente, competenza specifica dei Vigili del Fuoco, che negli anni abbiamo visto operare dal contesto urbano sino alle ricerche tra le macerie, e per l’appunto in scenari montani e invernali.

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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