Ponte di Legno è una località che piace. Fin qui nulla di strano: le sue piste sono sempre perfette e l’ambiente naturale piacevole. Nell’ultimo anno il gradimento è salito alle stelle soprattutto per i brasiliani. E qui iniziano curiosità e grattacapi. Perché all’ufficio anagrafe è arrivata un’ottantina di richieste per ottenere la cittadinanza italiana e la residenza da parte di brasiliani, tutti figli di dalignesi emigrati in Sudamerica in passato.

Tutto regolare, la legge lo permette: i discendenti di cittadini italiani possono richiedere la doppia cittadinanza in base al principio dello «ius sanguinis» (è un loro diritto, perché la cittadinanza si trasmette di padre in figlio). Quello che è meno usuale è che accada in maniera così massiva. Tutto succede perché un’associazione-agenzia, che fa da intermediario (ce ne sono diverse in tutta Italia), propone pacchetti turistici per trascorrere una vacanza nel Belpaese con abbinata la richiesta di riconoscimento di cittadinanza: con qualche migliaio di euro è possibile passare le ferie nella terra dei propri avi e tornare in patria con un certificato di doppia cittadinanza (molto utile, a esempio, in questo momento per spostarsi negli Stati Uniti o per motivi lavorativi).

È così che, in diversi municipi, i numeri degli iscritti all’anagrafe sono iniziati a salire (a Val di Zoldo, nel Bellunese, ci sono più brasiliani che cittadini originari residenti): in Valcamonica, oltre a Ponte di Legno è successo a Borno e a Ossimo. Basta che ci sia una struttura ricettiva disposta a ospitarli per qualche settimana e basta che si presentino personalmente con il loro incartamento, ben preparato dall’agenzia, in Comune, richiedendo congiuntamente cittadinanza e residenza. L’anagrafe è così tenuta ad avviare la pratica: a Ponte è andata a buon fine circa un’ottantina di domande.

Una situazione che ha comportato, a Ponte, l’assunzione di un collaboratore dedicato all’espletamento dell’iter, che è lungo e cavilloso. Oltre che l’esplosione degli iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, con tutti i disagi connessi. Perché, in caso di referendum o elezioni, il quorum sale in maniera significativa (oltre al fatto che la gestione dello Stato civile si ingolfa).

Per arginare il fenomeno, che resta del tutto legale (sempre che tutti i documenti presentati siano validi), il Comune di Ponte ha steso una delibera in cui fissa alcune regole che i richiedenti la cittadinanza/residenza devono seguire. Anzitutto sono stati stabiliti dei costi di segreteria di cento euro per l’istruttoria (per rientrare dalle spese di personale aggiuntivo), ma soprattutto sono stati previsti dei tempi più lunghi, fino a sei mesi, distinguendo le due pratiche di Anagrafe e di Stato civile, in modo che prima d’ottenere la cittadinanza è necessario avere la residenza, per la quale sono necessari tempi e controlli più lunghi e scrupolosi. In questo modo le richieste sono crollate: ai brasiliani non piace più Ponte.

 

 

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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