Una bandierina sull’Ato di Valcamonica, una bandierina sull’autonomia della Valcamonica. Se l’istituzione dell’Ambito territoriale camuno era realtà già dal 31 ottobre, con il via libera del Consiglio regionale (divenuta legge il 14 novembre 2023), l’ufficialità della nascita è arrivata solo martedì sera, quando il Consiglio dei ministri, su proposta di Roberto Calderoli, ha esaminato la norma stessa, deliberando di non impugnarla.

L’inizio di un’era

L’Ato camuno, da ieri, può iniziare a operare. Si chiude così una fase tribolata, che ha visto i «sindaci ribelli», negli ultimi anni, percorrere diverse strade per ottenere questo «pezzo di autonomia», che andavano ricercando da tempo, spesso scontrandosi con lo status quo. L’ultimo episodio è stato il ricorso, da parte del Governo un anno e mezzo fa, in Corte costituzionale, contro la prima versione della legge regionale d’istituzione dell’Ato di Valcamonica. Ma ormai tutto questo è alle spalle.

Le strategie

Per concretizzare, sul piano operativo, sia l’Ato sia la società di gestione, ora servono dei passaggi indicati nella norma regionale. La Comunità montana deve attivarsi e preparare un piano di gestione finanziario. Per questo nei prossimi giorni conferirà un incarico, si pensa a una delle due università che già in passato avevano effettuato degli studi sull’Ambito camuno, per produrre il documento, che dovrà essere approvato dalla Giunta regionale.

L’Ato valligiano si affianca agli altri tredici già in Lombardia (uno per provincia più Milano) ed è costituito dalla Comunità montana (che svolge il ruolo che negli altri Ambiti è della Provincia) e dai quaranta Municipi camuni. Il passaggio successivo sarà l’affidamento del ciclo idrico a un gestore, che dovrebbe essere la Siv (Società idrica di Valcamonica), presieduta da Corrado Tomasi, che in questi anni ha guidato la battaglia dell’acqua. «Questa è forse la prima volta che viene riconosciuta un’autonomia vera alla Valle – afferma Tomasi -, spero che si continui così: riconoscere un Ato camuno è un segnale importantissimo sulla principale risorsa che abbiamo. Adesso la Valle deve muoversi unita, siamo consapevoli che qualcuno sperava non si ottenesse questo risultato, ma ora dobbiamo essere coesi e cercare di gestire al meglio questa possibilità che ci è stata data. È ovvio che chiederemo anche all’Ato di Brescia di collaborare e di trovare un punto d’incontro con Acque bresciane».

Tomasi non sarà però della partita: in primavera, col rinnovo degli organi Siv, uscirà di scena (proverà a rifare il sindaco a Temù e avere un ruolo negli enti comprensoriali). Oggi in Valle ci sono venti Comuni in salvaguardia, gestiti in house, e dieci che aderiscono ad Acque Bresciane.

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dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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