«È successo tutto in poche ore. La ragazza si è rivolta a noi in mattinata. Era terrorizzata. Da giorni viveva in uno stato di ansia totale. In serata è tutto finito: avevamo già arrestato il suo aguzzino. L’arresto in flagranza differita, previsto dalla riforma del Codice Rosso, ha dimostrato di essere uno strumento davvero efficace».
A parlare è il luogotenente Massimiliano Addonisio, colui che quell’arresto ha eseguito, il primo di questo genere in Italia. «Quando ci siamo trovati davanti a lui – ci ha raccontato il comandante della stazione dei carabinieri di Breno – l’uomo sapeva benissimo la ragione della nostra visita. Non ha protestato. Si è detto pentito». Ma non è riuscito a evitare il trasferimento a Canton Mombello con l’accusa di stalking. Decisivi contro di lui i messaggi con i quali aveva minacciato la sua ex e che lei ha mostrato ai carabinieri formalizzando la sua denuncia. «La nuova disciplina prevede si possa arrestare una persona nei casi in cui il reato sia dimostrabile attraverso video, foto o altro genere di documentazioni informatiche o telematiche (proprio come lo sono le chat, ma anche le localizzazioni Gps, ndr). Ciò che conta è che non si superino le 48 ore dal fatto documentato». L’arresto in flagranza differita può essere eseguito solo nei casi di atti persecutori (stalking), maltrattamenti in famiglia e di violazione di divieto di avvicinamento.
«È sempre più importante che le vittime denuncino. Grazie alle nuove norme, alla formazione che abbiamo ricevuto da parte dei magistrati – ha spiegato il luogotenente Addonisio -, al coordinamento in tempo reale offerto dall’autorità giudiziaria siamo in grado di ottenere risultati nel volgere di brevissimo tempo. Si può neutralizzare un malintenzionato senza dover attendere un’ordinanza di custodia cautelare che, per quanto celere, comunque richiede tempo». E il più delle volte di tempo non ce n’è abbastanza.
Cosa è successo
Geloso e possessivo, al punto da costringerla a chiudere la relazione. Minaccioso e pericoloso, tanto da spingerla a presentarsi in caserma, a mettere nero su bianco la sua angoscia, a firmare una denuncia e a farlo arrestare. Dai sette mesi da incubo lei, trentenne della media Valcamonica, si è liberata solo all’antivigilia di Natale. Lui, il suo ex fidanzato – un coetaneo con piccoli precedenti, ma niente a che vedere con maltrattamenti, stalking e violenze di genere – è stato il primo in Italia a finire in manette in seguito alla riforma del Codice Rosso, quella che, tra le altre cose, prevede proprio l’arresto in flagranza differita.
Quando si è trovato davanti ai Carabinieri della Compagnia di Breno, che si sono presentati al suo cospetto poco dopo aver raccolto la denuncia della ex, il trentenne non ha nemmeno protestato. Sapeva perché i militari erano lì, cosa volevano da lui e dove lo avrebbero portato. I Carabinieri guidati dal capitano Yuri Abbate prima di presentarsi al suo campanello si erano letti la sua intera antologia. Sms e WhatsApp di morte e sofferenza che le inviava da qualche settimana, riuscendo a gettarla nel terrore. «Ti aspetto al buio e ti lavo con l’acido» aveva promesso alla donna, all’apice dell’escalation messa a tacere dalle manette.
Che la giovane donna si sarebbe presentata a chiedere il loro intervento era una possibilità che i Carabinieri peraltro avevano già messo in conto a metà del mese. Dopo averle in tutti i modi fatto capire di non avere gradito la fine della relazione – annunciata almeno da maggio, ma divenuta realtà solo a fine novembre -, proprio a metà del mese lui si era presentato sotto casa sua nel cuore della notte. E lei, temendo il peggio, aveva messo mano al telefono e chiamato il 112. Dalla caserma era partita una pattuglia, ma a casa della donna i militari non avevano trovato nessuno. Il trentenne aveva avvertito il pericolo e se n’era andato appena in tempo.
L’ex fidanzata, sperando in uno suo ravvedimento, aveva sospeso il giudizio e gli aveva concesso un’opportunità. Che lui però si è giocato malamente nel giro di dieci giorni. Dopo una notte da incubo, scandita dai suoi ultimatum di morte, la mattina dello scorso sabato 23 lei ha deciso non ci fosse più tempo e modo di concedergli un’ulteriore possibilità e si è presentata in caserma con la memoria del telefonino satura di prove. I Carabinieri le hanno lette, hanno capito di essere di fronte a un possibile caso di stalking e di avere gli elementi chiesti dalla riforma del Codice Rosso appena entrata in vigore per fare scattare l’arresto in flagranza differita.
Il tempo di mettere la ragazza in sicurezza, e così sono scattate le ricerche dell’uomo. Sono durate poche ore: il trentenne è stato trovato nel cuore della notte. L’assenza di flaconi di acido in casa non l’ha messo al riparo dal carcere.
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dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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