Il cantiere al lago Bianco diventa un tema anche in Europa

Dal Passo Gavia la protesta si espande e arriva a Strasburgo e Bruxelles. I comitati impegnati da mesi nella contestazione del cantiere al lago Bianco (appena al di là del confine con la provincia di Sondrio) hanno inviato una petizione per chiedere l’attenzione del Parlamento europeo su una situazione di «grave compromissione di habitat naturali» e di «palese violazione» di una serie di normative, anche comunitarie, sulle aree protette.

Il documento, firmato dai comitati Salviamo il Lago Bianco, Civico Ambiente di Merate e Attuare la Costituzione brianzolo, mette al centro i danni all’ambiente provocati, secondo gli scriventi, dal progetto di riqualificazione dell’impianto di innevamento artificiale di Santa Caterina di Valfurva, approvato nel 2019. Per i firmatari della petizione, i danni sono particolarmente visibili sia nell’area del cantiere aperto a luglio per realizzare un sistema di prelievo di acque dal lago Bianco (2.607 metri di altitudine), che servirà a rifornire di neve artificiale le piste a valle, sia in quella dell’altra opera di presa al torrente Gavia più in basso, necessaria a ripompare acqua nel lago.

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EMBED [Leggi anche]Il cantiere è fermo da metà ottobre, da quando è stata chiusa la strada del Passo Gavia. Si trova all’interno del Parco nazionale dello Stelvio e della Riserva Tresero-Dosso del Vallon, quest’ultima creata come misura di compensazione a un’infrazione europea: nel 2007 infatti l’Italia è stata condannata per avere danneggiato il Sito Natura 2000 Parco dello Stelvio, area protetta, per un altro progetto legato a piste da sci. La Riserva però, criticano i comitati, è ancora senza un piano di gestione e dunque «non gode di un regime di protezione che preveda "vincoli maggiori"». A ciò si aggiunge un elenco di carenze individuate dagli scriventi all’interno della valutazione di incidenza ambientale del progetto.

Queste mancanze erano peraltro già state sottolineate nelle diffide alle istituzioni coinvolte e nell’esposto alla Procura di Sondrio, inviate nei mesi scorsi. A ottobre era poi stato lo stesso Parco dello Stelvio a richiedere la sospensione precauzionale di alcuni interventi che hanno dato origine a uno scarico vicino al cantiere, perché potrebbe avere danneggiato l’habitat protetto. 

La petizione è stata depositata a novembre ed è in attesa di riscontro. Ieri è partita anche una segnalazione alla Commissione europea: si chiede, fra le altre cose, di considerare un’azione nei confronti dello Stato italiano e un ricorso presso per la Corte di giustizia dell’Ue per «garantire l’integrità del sito in questione» e per il rispetto della sentenza con cui l’Italia era già stata condannata sedici anni fa.  

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dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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