Le 10 delizie bresciane da regalare a Natale per fare un figurone

A Natale cosa regalo alla suocera? Al collega che vedo tutti i giorni? E all’amica che vive in un’altra città? La tendenza, negli ultimi anni, vede sempre più persone scegliere prodotti enogastronomici. Prodotti capaci di raccontare una storia e un territorio, prodotti in grado di stupire e «coccolare» chi li riceve. Brescia, in questo campo, ha moltissimo da offrire: vini e olio di altissima qualità, salumi perfetti per impreziosire cesti natalizi, caviale, zafferano, confetture, ma anche chicche che non tutti conoscono o che a volte, perché storiche, vengono date per scontate.

Le proposte che arrivano da tutta la provincia sono davvero tante, ne abbiamo provate (e assaggiate) 10 che abbiamo selezionato per voi. Le trovate elencate qui di seguito con una breve descrizione.

1. Il Canarino Cotelli

EMBED [Il Canarino Cotelli è fatto con i limoni del Garda]

La tradizione prevede che dopo lo spiedo o un pranzo abbonante venga servito il canarino. Ossia un intruglio digestivo che si prepara in casa lessando le scorze di limone e aggiungendo alle stesse lo zucchero e la salvia. Il Canarino Cotelli è la versione spiritosa di questo storico analcolico. Un liquore color giallo ocra fatto con le scorze dei limoni del Garda e la salvia officinale. Da gustare liscio ghiacciato, in versione punch, come aperitivo o cocktail con acqua tonica.

A inventarlo, tre anni fa, è stato Daniele Cotelli, gastronomo specializzato in salumi e formaggi oggi 50enne di casa a Castegnato. L’ispirazione, durante i tempi del Covid, gli è arrivata dal ricordo di nonno Pietro e nonna Angelina che, a fine pasto, si gustavano insieme il canarino, un digestivo, ma soprattutto un’occasione di condivisione visto che lui non beveva il caffè. Da questa immagine romantica è nato il prodotto che porta il cognome di Daniele e che viene realizzato con 40 quintali di limoni (esclusivamente gardesani) l’anno.

2. Il Gin Piero vestito a festa

EMBED [Il Gin Piero in edizione natalizia]

Il Gin Piero non ha bisogno di presentazioni. Gianpiero Giuliano, il cui volto barbuto compare sull’etichetta, ha lanciato una versione natalizia (limitata e numerata) del suo celebre distillato. La bottiglia è verde e la ricetta è arricchita da arancia, cannella e zenzero, ingredienti, appunto, delle feste. Può essere un’idea da piazzare sotto l’albero. 

3. L’Amaro del Farmacista

EMBED [L’Amaro del Farmacista]

La ricetta è del prozio farmacista Dino. Giorgio Minelli e papà Giancarlo, pure loro farmacisti, nel 2014 l’hanno trovata, provata e adattata ai gusti moderni. Il risultato? Un amaro da 27 gradi, morbido, non amarissimo e con un aroma di arancia amara. È l’Amaro del Farmacista ideato alcuni anni fa dalla Farmacia Minelli di Toscolano Maderno e prodotto da un collega di Ledro che ha una distilleria. Risale a un paio di anni fa la variante da 36 gradi denominata «Etichetta nera», un amaro più forte, deciso, tra le cui erbe spicca la genziana. Può essere un’idea per Natale? Secondo i Minelli sì: «Produciamo 3-400 bottiglie l’anno – spiega Giorgio -. La vendita avviene in tutta Italia, ma è concentrata nel Bresciano nel periodo natalizio ed estivo. Durante la bella stagione, infatti, i tedeschi lo assaggiano nei ristoranti della zona e poi vengono ad acquistarlo in farmacia». 

4. La birra Migola

EMBED [La birra Migola]

Ideata da El Forner di Brescia e realizzata dal birrificio artigianale Riversa di Capriano, Migola è «la birra evolutiva», o meglio «il pane che si beve». Viene infatti creata con le pagnotte invendute (quelle il cui grano viene coltivato in un campo siciliano dei Piantoni) che, una volta tostate e grattugiate, vengono inserite nel processo di produzione al posto di una parte di malto. Il risultato? Una birra bionda, beverina, che profuma di crosta di pane, ha un nonsoché di salato ed è pensata in abbinamento al dolce. El Forner la propone anche in una box natalizia insieme a bossolà e biscotto bresciano. Quel biscotto leggero (contiene poco zucchero e poco burro) nato da un’antica ricetta locale e adatto per la colazione, come merenda per bambini, con il tè o inzuppato nel latte. È il vero bis-cotto: viene cotto a 180 gradi e, una volta raffreddato, viene ripassato in forno per otto minuti così da avere un cuore bianco e morbido e una bella tostatura esterna.

5. Il söcher amar di Bagolino

EMBED [Il tipico söcher amar di Bagolino]

Dici Bagolino e pensi al Carnevale e al Bagòss. Il borgo, però, offre anche altro. Arriva da lì, infatti, la tradizione del söcher amar (zucchero amaro) che si tramanda da generazioni e che la Pasticceria Evelina porta avanti realizzando con passione una serie di prodotti: le classiche zollette che si possono mangiare come caramelle o aggiungere in acqua calda per preparare una tisana, un liquore al söcher amar, un cioccolato fondente, le meringhe e i biscotti. «A Bagolino le nonne hanno sempre preparato in casa lo zucchero amaro come digestivo o per curare i malanni di stagione – racconta Diana, la titolare -. Noi lo facciamo come una volta: con 16 erbe (rabarbaro, genziana, menta, timo, camomilla, sambuco…) perlopiù spontanee, raccolte sulle nostre montagne, creiamo un decotto che poi utilizziamo quando caramelliamo lo zucchero. L’impasto che si ottiene viene steso, raffreddato e spezzettato rigorosamente a mano». Non c’è quindi un frammento uguale all’altro, il söcher amar si mangia così. 

6. Le Esse di Palazzolo

EMBED [I biscotti Esse di Palazzolo]

Il tipico biscotto di Palazzolo, sfornato dalla Pasticceria Rossi a forma di «esse», è un dono che sa di tradizione. La ricetta, infatti, è storica e avvolta in un alone di segretezza: negli anni Trenta Ugo Rossi, all’epoca garzone di pasticceria, la apprese da Francesca Signoroni, una casalinga palazzolese che già nei primi del Novecento preparava quei dolcetti per le amiche e per i clienti dell’albergo del Sole. Tornato dalla guerra, Ugo avviò il suo laboratorio di dolcezze con l’aiuto della moglie Ester e nel tempo tramandò la ricetta perfezionata al figlio Renzo, ingegnere meccanico diventato a sua volta pasticciere. Friabili, dorati dal miele e caratterizzati da un delicato aroma di limone e vaniglia, gli «esse» hanno questa particolare forma probabilmente per richiamare il cognome di Francesca. Secondo un’altra teoria, però, la «esse» sarebbe l’iniziale del sole: l’impasto crudo ha infatti un bel colore accesso. 

7. I Desideri longobardi

EMBED [I biscotti ispirati ai Longobardi]

Raccontano la storia, ricordano i sapori di una volta, parlano di collaborazione tra colleghi. Sono i «biscotti del re» nati da un’idea dell’associazione Colli dei Longobardi Strada del Vino e dei Sapori condivida dal Consorzio Pasticceri Artigiani e sfornati in alcune pasticcerie bresciane. Si chiamano Desideri in omaggio a re Desiderio, hanno la forma di una croce (che ricorda, appunto, la Croce conservata a Santa Giulia) e vantano tra i propri ingredienti la farina di castagne perché i longobardi nei loro dolci utilizzavano spesso la frutta secca spontanea, importante fonte di energia.

8. Battito

EMBED [Il dolce di Brescia e Bergamo, insieme Capitale italiana della Cultura]

È una via di mezzo tra il bossolà bresciano e la torta bergamasca Donizetti: Battito è il simbolo della Capitale italiana della Cultura 2023. Dallo storico dolce di casa nostra ha preso il fatto di essere una ciambella lievitata, dal dolce orobico dedicato al compositore Gaetano Donizetti ha acquisito i canditi di ananas e albicocca. Viene sfornato e venduto in 35 pasticcerie bresciane, soltanto nella sua confezione originale, e con lo scopo di devolvere una parte del ricavato in beneficenza: il dolce della Capitale genera così un «Battito» di speranza per i bambini ricoverati nel reparto di Terapia intensiva neonatale dell’ospedale Civile. Come spiega Luigi Groli, presidente del Consorzio Pasticceri Artigiani, «il prodotto piace, le richieste sono tantissime: molte aziende artigiane hanno scelto Battito come strenna natalizia».

9. Il bossolà

EMBED [Il Bossolà]

Ben venga il panettone artigianale sempre più amato dai bresciani, ma perché non regalare a Natale un buon bossolà? Secondo il grande Iginio Massari la ciambella bresciana per eccellenza deve il suo nome all’espressione celtica «bés ‘mbesolàt», che significa «serpente attorcigliato». Il volumetto pubblicato un anno fa da Giovanni Brondi e Marino Marini ha messo in luce il fatto che, nonostante sia un dolce tipico locale, una persona su cinque non lo conosce ancora. 

10. Il Brè

EMBED [Il formaggio Bré]

Bagoss, Silter, Tremosine, Rosa camuna, Fatulì, Formaggella della Valsabbia, Nostrano Dop: sono tantissimi i formaggi bresciani capaci di profumare e insaporire i cesti natalizi. Qui abbiamo scelto di soffermarci sul Brè realizzato con il solo latte prodotto in alpeggio nelle malghe brenesi perché si è appena aggiudicato il titolo di «Miglior formaggio stagionato d’Italia 2023» dalla giuria del concorso «Italian cheese awards». È un formaggio a latte crudo parzialmente scremato ed a pasta semicotta. Gli ingredienti, da disciplinare, sono: latte vaccino, caglio animale, sale e zafferano. Le forme cilindriche pesano dai 16 ai 20 chili. La stagionatura avviene in grotta al di sotto del castello medievale di Breno per un minimo di 18 mesi. Così fascino e sapore sono garantiti.

EMBED [Box newsletter BRESCIANI]

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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