È un momento delicatissimo per la stazione sciistica di Montecampione. Perché il freddo è arrivato, così come la prima neve, e gli impianti fermi per la seconda stagione spaventano tutti. E perché l’accordo ormai raggiunto dagli enti ha bisogno d’essere consolidato ancora un po’, ha bisogno di tempo, certezze e atti non affatto scontati. Lo scenario per uscire dalla complicata impasse è delineato, ma ci sono tanti aspetti da chiarire e, soprattutto, andrà sottoposto al giudice fallimentare, che dovrà dare il suo benestare.
L’iter
Una notizia positiva però c’è: alcuni impianti, tra cui il camposcuola a 1200, le piste Larice e Baite, il camposcuola a 1800 e, questa è la speranza, anche il Secondino, dove ci sono parcheggi, biglietteria e il rifugio-baita, dovrebbero essere riattivati per la stagione alle porte. Un gruppo di privati, guidati dal consorzio Montecampione, dovrebbe affittare il ramo d’azienda per rimettere in moto almeno parzialmente il comprensorio per una o due stagioni, tramite la Plan 1800 srl.
In seconda battuta, il percorso dovrà prevedere un bando complessivo per la vendita di tutti gli impianti di risalita e di tutti i cespiti. Bando nel quale il Comune di Artogne avrà una voce considerevole, anche per la presenza del Patto territoriale Pat con la Regione, che concede 13 milioni per il rilancio del comprensorio (e il rifacimento di Secondino, Splaza e Dosso beccherie). L’iter prevede la costituzione di una società pubblica, partecipata dai Comuni del Pat, che dovrebbe acquistare gli altri impianti. Un’operazione che si dovrebbe chiudere nella primavera del prossimo anno e, in parallelo, andrà chiesto alla Regione la proroga del Pat, in scadenza al 31 dicembre 2024.
Tra i protagonisti dell’operazione, insieme ad Artogne e Piancamuno e alla Comunità montana, c’è il Consorzio: «Questo percorso è un soggetto che cammina a quattro gambe – specifica il presidente Paolo Birnbaum -, se ne manca anche solo una non ci può essere neppure il Consorzio. È il momento della svolta perché Montecampione possa seriamente rilanciarsi e mettere a terra un progetto e una gestione stabile. Siamo convinti che non esiste turismo senza impianti di risalita, destagionalizzare la montagna passa soprattutto dagli impianti».
La mano pubblica
Per l’assessore della Comunità Massimo Maugeri «l’obiettivo è portare gli impianti in mano pubblica per metterli definitivamente in sicurezza e concretizzare l’investimento del Pat». Come detto, il Comune di Artogne ha la responsabilità più grande, perché tutti gli impianti sono sul suo territorio: «Vogliamo essere attori insieme a Comunità montana e Regione, se non siamo insieme non si va da alcuna parte. Faremo la proposta al curatore, che andrà al vaglio del giudice per acquisire gli impianti al demanio pubblico ed evitare nuovi fallimenti, ma la strada è davvero in salita».
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dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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