Il Passo Gavia è ormai ricoperto di neve e la strada che collega Valcamonica e Valtellina è chiusa. Il contestato cantiere al lago Bianco rimarrà quindi fermo fino alla primavera, o almeno finché la neve non si sarà sciolta. Ma intanto ci sono due elementi che andranno ripresi quando ricominceranno i lavori.
Il primo è che almeno un errore è stato commesso durante gli scavi. Il secondo è che già un mese fa il Parco nazionale dello Stelvio aveva chiesto la sospensione precauzionale di alcuni interventi che hanno dato origine a uno scarico vicino al cantiere, perché potrebbe avere danneggiato l’habitat protetto.
L’errore con il tubo
L’errore riguarda il tubo di captazione che servirà a prelevare l’acqua dal lago (2.607 metri di altitudine) e a portarla a Santa Caterina di Valfurva (1.738 metri) per creare la neve artificiale per la pista da fondo Valtellina. Secondo il progetto approvato nel 2019, siglato dal Comune di Valfurva e dalla Società Caterina Impianti e corredato da tutte le autorizzazioni del caso, la tubazione avrebbe dovuto sbucare nel lago a 2,5 metri di profondità: affiora invece a circa 50 centimetri dalla superficie, come documentato dalle fotografie del comitato Salviamo il Lago Bianco e come confermato dal sindaco di Valfurva Luca Bellotti al Giornale di Brescia. «Credo sia stato fatto qualche errore. Adesso bisognerà fare delle valutazioni – ha dichiarato Bellotti in un’intervista di fine ottobre –. Dovremo capire se sospendere il progetto, se è possibile modificarlo, o se andrà abbandonato».
La richiesta di sospensione del Parco dello Stelvio
EMBED [Il Passo Gavia innevato]
Anche per il Parco dello Stelvio servono verifiche su quanto fatto finora. Nel riscontro inviato alle associazioni firmatarie di una diffida di inizio ottobre, in cui chiedevano alle istituzioni di fermare gli scavi per il pericolo di danni ambientali irreparabili, il direttore del Parco Franco Claretti dà conto di una nota dell’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste (che ha competenza sul Parco per la parte lombarda) dell’11 ottobre con cui disponeva di «sospendere, in via precauzionale, con effetto immediato tutte le operazione in corso che hanno dato origine allo scarico nelle aree limitrofe al cantiere Lago Bianco». Questo per «evitare l’alterazione e la compromissione del patrimonio naturalistico, vegetazionale e paesaggistico del Parco in attesa di accertare sotto il profilo tecnico la natura e gli impatti dello scarico sull’habitat naturale protetto».
Nel riscontro Claretti ricorda anche che l’attività di prelievo del lago deve rispettare una serie di prescrizioni d’intesa fra il Parco, la Provincia di Sondrio e gli organi di sorveglianza. Senza un monitoraggio costante e una fase di sperimentazione concordati, «non si potrà dare inizio a nessuna operazione di prelievo né tantomeno se le condizioni massime di tutela degli habitat no saranno rispettate».
EMBED [Il primo ghiaccio sulla superficie del lago Bianco]
Il Parco ha quindi espresso una certa cautela rispetto al cantiere – tardiva, per i comitati ambientalisti. Che infatti hanno già mandato altre due diffide (al Parco e al Comune di Valfurva) per chiedere di revocare le autorizzazioni e i pareri già concessi e di accertare le responsabilità della ditta che ha lavorato al lago Bianco. In attesa di vedere cosa è rimasto sotto la neve.
EMBED [box Newsletter BUONGIORNO]
dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
Leggi articolo originale