
L’8 agosto, come trent’anni fa. Una doppia tragedia in quota che colpisce al cuore la Valcamonica. Ieri un masso ha travolto Luigino Gusmeroli al Passo Miller e un passo fatale ha precipitato Carlo Capurso tra i calcari della montagna di Borno. Allora, all’ombra della parete nord dell’Huascaran, sulle Ande, sotto una scarica di rocce e ghiaccio e dopo un volo di mille metri, morivano i camuni Battistino Bonali e Giandomenico Ducoli.
Ieri, mentre in tanti ricordavano i giorni esaltanti e tragici vissuti oltreoceano, le montagne di casa nostra hanno inghiottito due persone che, tra sentieri e pietraie, puntavano sguardo e obiettivo della macchina fotografica verso i graniti dell’Adamello. Trent’anni fa, in Sudamerica, si concludeva tragicamente una spedizione che inaugurava un nuovo modo di fare alpinismo, dove ogni vetta conquistata serve a raccogliere aiuti per le popolazioni andine e sostenere i progetti dell’Operazione Mato Grosso. «Salire in alto per aiutare chi sta in basso», è lo slogan che da allora accompagna tanti amanti della montagna. E che ieri è tornato alla mente, più forte che mai.
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dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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