
Davide e Andrea oggi avrebbero 19 e 23 anni. «Sarebbero due uomini. E invece il tempo si è fermato. Ad Andrea dicevo che mi avrebbe fatto conoscere sicuramente molte ragazze, ma che poi suo fratello Davide gliele avrebbe portate via» racconta il nonno dei due fratelli di Ono San Pietro uccisi dieci anni fa. Storditi e poi dati alle fiamme dal padre Pasquale Iacovone per quella che i giudici hanno definito «una lucida vendetta» nei confronti della ex moglie Erica Patti. «Non ha mostrato alcuna pietà per i corpi dei figli sopprimendone i cadaveri e togliendo alla ex moglie anche il conforto di poter piangere e dare l’ultimo saluto ai suoi bambini» scrisse il giudice di primo grado nella sentenza di condanna all’ergastolo diventata poi definitiva.
Dieci, come gli anni passati da quel 16 luglio 2013 e dieci come le denunce inascoltate che Erica Patti depositò ai carabinieri nei confronti dell’ex marito violento. «Dicevano che esagerava» raccontano i familiari della donna. E invece Erica Patti aveva capito tutto. Temeva quello che poi è accaduto. Una tragedia che ha segnato per sempre Ono San Pietro e i suoi nemmeno mille abitanti.
EMBED [Delitti bresciani – Andrea e Davide, uccisi dal padre]
L’omicidio
Era un martedì e i due bambini sarebbero dovuti tornare dalla madre la domenica prima dopo aver trascorso due settimane di vacanze dal padre. Ma Pasquale Iacovone aveva invece un piano diverso. «L’unico punto per farti del male è fare del male ai tuoi figli. Adesso me li porto via 15 giorni e tu non li rivedrai mai più. Li ammazzo» scrisse in un messaggio alla moglie inviato l’anno prima. Lo ha fatto.
«Ero arrivato in paese a maggio 2013 e quella mattina arrivò la notizia mentre ero in oratorio. Inizialmente sembrava un incidente, lo scoppio per una fuga di gas, e invece poi è emersa tutta la drammatica verità» racconta oggi don Pierangelo Pedersoli, il parroco di Ono. Al bar con terrazza davanti alla parrocchia nessuno ha dimenticato la folla dei funerali. «C’era davvero tutto il paese. Si pensa sempre che succeda tutto agli altri e invece ci siamo trovati il mostro in casa» commenta un signore mentre guarda l’annuncio della camminata in ricordo dei due fratellini che si terrà sabato.
Il ricordo
EMBED [Il cippo in località Plaurec dove arriverà la camminata in ricordo dei due bambini]
Non ci sarà mamma Erica. Troppo dolore in questi giorni e il ricordo collettivo sarebbe sale su una ferita profonda che non si rimarginerà mai. La donna ha lasciato la casa dove viveva dieci anni fa e da dove aveva sentito le ambulanze dirigersi verso l’appartamento dell’ex marito dove si era già consumata la tragedia. «Avevo subito capito che era successo qualcosa di grave ai miei figli» racconterà dopo. In questi giorni ha chiesto di poter vivere il suo dolore «nel modo più invisibile possibile».
Erica Patti ora abita nella stessa palazzina dei genitori, con il nuovo compagno e con il figlio di cinque anni che ha fortemente voluto. Nell’abitazione dei nonni le pareti parlano dei nipotini che non ci sono più. Il nonno si è tatuato i nomi di Davide e Andrea sull’avambraccio. «È la prima cosa che ho fatto. Sono sempre con me, ma non me la sento di parlare. Troppi ricordi, troppi pensieri. Fa male».
EMBED [La casa in cui è avvenuto il duplice omicidio nel luglio 2013]
In via Sacadur, nella casa a pian terreno dove Davide e Andrea sono stati ammazzati dal padre dieci anni fa, oggi abita un ragazzo di origini africane.
Un bilocale: la sala cucina e poi la camera da letto. Quella maledetta camera da letto. «Ho saputo solo dopo essere entrato cosa era successo» racconta. «Mi sono informato su internet e ho letto tutta la storia. Non nego che mi fa effetto vivere nello stesso spazio dove sono morti due bambini» ammette il nuovo inquilino dell’appartamento. Diventato la tomba di Davide e Andrea.
EMBED [Box News 5 Min Articolo]
dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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