
Ha rinunciato, per il momento, al ricorso al tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento dell’arresto. Ma nel frattempo ha firmato il suo addio all’ospedale di Esine. Ha infatti presentato le dimissioni, già protocollate dall’Asst di riferimento, Giovanni Mazzoli, il primario di ocolusitica dell’ospedale camuno finito ai domiciliari con l’accusa di aver intascato soldi dai pazienti per far saltare loro le liste d’attesa per gli interventi alla cataratta.
«Ha dimostrato una notevole versatilità nell’attività illecita, non solo abusando dei propri poteri in modo pressoché quotidiano con riferimento alle ipotesi di induzione indebita e di peculato, ma anche commettendo plurime truffe ai danni dello Stato e alterando il contenuto di certificati medici per il rinnovo delle patenti» le parole del gip che aveva firmato i domicliari.
Mazzoli era stato assunto a tempo indeterminato nel 1993 in qualità di dirigente medico e nelle scorse settimane la direzione dell’ospedale di Esine, 24 ore dopo l’arresto, lo aveva sospeso. L’Asst ha preso atto «della cessazione dal servizio per recesso volontario» e ha comunicato al Centro per l’impiego della Provincia di Brescia la chiusura del rapporto di lavoro. Un passo indietro quello di Mazzoli che potrebbe rientrare in una strategia difensiva. Con le dimissioni da primario, viene meno infatti il rischio di reiterazione del reato, una delle tre esigenze cautelari con il rischio di inquinamento probatorio e il pericolo di fuga, che determinano la necessità di un arresto. «Ha dimostrato – secondo il gip – di ricevere proventi dall’attività illecita, quale spazio parallelo nel quale muoversi ordinariamente, approfittando senza alcuno scrupolo del ruolo pubblico ricoperto».
Sfilato il camice, Mazzoli potrebbe a questo punto chiedere di tornare in libertà proprio perché non più a contatto con pazienti dell’ospedale. Ma l’indagine dei sostituti procuratori Donato Greco e Claudia Moregola non è ancora chiusa. Al contrario i due magistrati stanno indagando per provare a capire da quanto tempo l’ormai ex primario di oculistica proponesse ai pazienti della Valle, dietro il pagamento tra i 500 e i 700 euro in nero, il salta liste per gli interventi in regime di Servizio sanitario nazionale. Per chi indaga gli episodi – documentati con intercettazioni ambientali e video registrati dalle telecamere nascoste installate nello studio privato del professionista – non si limiterebbero ai due mesi finiti al centro dell’inchiesta. Un elemento più di altri lo fa pensare: a Mazzoli gli inquirenti hanno infatti sequestrato oltre 500mila euro di cui 300mila in banconote da 50 e 100 euro in una cassetta di sicurezza.
dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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