Al termine dell’ultima udienza il presidente della Corte d’Assise Roberto Spanò aveva invitato la difesa a fare una riflessione. «Bisognerà capire la psicologia degli imputati, le dinamiche di gruppo, capire se c’è questo trio criminale, com’è stato descritto fino ad oggi. Forse sarebbe meglio nominare un terzo avvocato» aveva detto Spanò. Ed è stato ascoltato. Paola e Silvia Zani e Mirto Milani prendono strade difensive diverse in vista di giovedì prossimo, quando compariranno in aula per una delle udienze più attese del processo sull’omicidio dell’ex vigilessa di Temù Laura Ziliani, madre delle due ragazze imputate.
I tre racconteranno in aula la loro verità su quanto accaduto tra il 7 e l’otto maggio 2021, notte in cui, come hanno confessato solamente un anno dopo, uccisero Laura Ziliani soffocandola dopo averla stordita con un mix di benzodiazepine, occultando poi il cadavere nei boschi del paese dell’Alta Vallecamonica dove venne ritrovato esattamente tre mesi più tardi, l’otto agosto, quando la piena del fiume Oglio spostò la terra mista a malta utilizzata per coprire il corpo senza vita.
EMBED [Leggi anche]A questo punto del processo e alla vigilia di un’udienza determinante per valutare il ruolo di ognuno degli imputati nell’omicidio, non può essere esclusa la possibilità che i tre si accusino a vicenda. E neanche che le due sorelle si coalizzino contro Mirto Milani, fidanzato della maggiore. Da qui la necessità di dividersi. A fianco degli avvocati Maria Pia Longaretti e Simona Prestipino, componenti del collegio difensivo fin dalla prima udienza davanti alla Corte d’Assise di Brescia, ora si aggiunge l’avvocato Michele Cesari del Foro di Bergamo. Cesari difenderà Mirto Milani, Longaretti si occuperà della posizione di Silvia Zani mentre Prestipino rappresenterà in aula Paola Zani.
La vicenda
I tre crollarono solamente a distanza di otto mesi dall’arresto del 24 settembre 2021. Parlarono e confessarono solo quando Mirto Milani scoprì dalla chiusura indagine che ciò che aveva riferito al compagno di cella era finito agli atti. E che quindi non aveva più una via d’uscita. E con lui anche le figlie della vigilessa coinvolte. «Se non avessi letto che Mirto si era confidato con il detenuto io non avrei mai parlato. Nonostante l’ergastolo o chissà che pena, io non volevo confessare nulla perché avrebbe avuto molte implicazioni nei confronti delle persone che hanno voluto bene a mia madre e a me» furono le parole di Silvia Zani, la più grande delle sorelle, riferite al pm il 25 maggio di un anno fa. Iniziato alle 10.52 e terminato alle 20.15. Più di nove ore in cui la 28enne raccontò tutto. Complessivamente, in tre interrogatori distinti, «il trio criminale» parlò complessivamente 18 ore. Ammettendo quello che per mesi avevano provato a nascondere.
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dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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