
Il piano di smaltimento dei rifiuti nel sito industriale ex Selca di Berzo Demo finalmente è stato definito. Nella conferenza dei servizi che si è tenuta mercoledì in Comune a Berzo Demo tutti gli enti competenti si sono espressi in modo positivo sul documento presentato dal curatore fallimentare Giacomo Ducoli, dopo che lo scorso giugno il commissario Anna Frizzante aveva emesso un’ordinanza che imponeva a curatore e proprietà di rimuovere i rifiuti abbandonati e smaltirli o recuperarli in seguito alla presentazione di un piano di rimozione-recupero. Piano che ora Ducoli dovrà presentare al giudice, perché autorizzi l’uso dei fondi residui ancora rimasti nel fallimento per la messa in atto delle azioni necessarie alla bonifica.
Le incognite
Un passo in avanti e un punto fermo su cui lavorare, che non è però esente da insidie, complicazioni e pericoli, com’è sempre stato per l’intera vicenda Selca. Innanzitutto, le risorse economiche del fallimento non bastano per smaltire tutti i rifiuti presenti: consentirebbero di spostarne solo un terzo. Per questo già da tempo Arpa aveva stilato un piano di priorità in funzione di tossicità e pericolosità. Nel piano del curatore non sarebbero però indicate informazioni determinanti, come la destinazione finale dei rifiuti (potrebbe essere un sito all’estero, che sarebbe la destinazione più economica delle quattro proposte in mano a Ducoli) o i tempi per la rimozione e il trasporto. Tutte indicazioni che erano già state richieste mesi fa, ma che non sono presenti nel documento.
Cosa manca
Per non rischiare ulteriori ritardi, gli enti presenti – tra cui Provincia, Arpa, Ats Montagna e curatore in rappresentanza del Comune di Berzo Demo – hanno espresso parere positivo, pur sottolineando la mancanza di aspetti fondamentali. Ora tutto passa nelle mani di curatore e giudice, che dovranno anche stabilire, sulla base dei fondi presenti, quanti rifiuti sarà possibile stoccare. Nella realtà, a chi conosce sufficienza la vicenda un dubbio sorge: già nel 2017, in un’altra conferenza dei servizi, era stato approvato un piano molto simile, di cui quello attuale è un aggiornamento, che aveva già ottenuto il parere tecnico favorevole degli enti, Arpa compresa. Perché negli ultimi cinque anni non si è fatto nulla?
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dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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