«Oggi siamo quasi in orario, forse hanno saputo che a bordo c’è un cronista», scherza Luca. Stazione di Brescia, ore 8.07 di mercoledì. Il treno partito alle 6.31 da Breno, pieno di pendolari, ha 13 minuti di ritardo. «Martedì erano stati venti», commenta l’autore della battuta, che ha strappato il sorriso anche ai compagni di viaggio.
La risata è il modo migliore per addolcire una giornata che comincia prima delle 5. Luca, dirigente in una scuola professionale della città, vive a Edolo e tutte le mattine prende la prima corsa per Brescia. Alle 5.47. In autobus fino a Breno, perché a Niardo i binari sconvolti a luglio dall’alluvione non sono ancora stati ripristinati e chissà quando lo saranno. Gli ultimi tredici sono stati mesi complicati per la linea ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo. Una linea storicamente fragile per le sue caratteristiche tecniche e il contesto ambientale. Una scia di incidenti. L’ultimo il 10 dicembre, il deragliamento a Iseo. Con la riapertura delle scuole e la ripresa a pieno ritmo delle attività lavorative, lunedì è tornato in vigore l’orario canonico, che scandisce la vita dei pendolari.
EMBED [I binari ovest della stazione di Brescia dove partono i treni]
Ore 5.47, stazione di Edolo, temperatura a -2 gradi. L’autobus per Breno parte puntuale con tre passeggeri. Un quarto sale a Malonno, tre a Capo di Ponte. Alcuni pendolari preferiscono raggiungere la stazione di partenza del treno con i propri mezzi. A Breno chiusura delle porte alle 6.31 con i vagoni discretamente pieni di lavoratori e studenti. «La scarsa puntualità è il problema principale di questa linea», dice Luca. Antonia, pendolare edolese un giorno alla settimana, annuisce. Martedì, dice, l’App Trenord «segnalava continuamente ritardi». Luca e Antonia tornano a casa con le corse dopo le 17. «Spesso sono piene», commentano. Niente, comunque, a paragone di quanto accaduto nei giorni prima di Natale, dopo il deragliamento a Iseo. «Sugli autobus sostituivi in stazione a Brescia sembrava di assistere all’assalto alla diligenza», ricorda Luca. «Una cosa assurda, posti insufficienti rispetto alle necessità».
In quei giorni, per evitare disagi, alcuni hanno scelto il car sharing fra amici. Mauro, ad esempio. Da 17 anni fa avanti e indietro fra Darfo e Brescia. «Questa è una linea martoriata», considera. Giusto per restare agli ultimi fatti: l’incendio alla Feltri di Marone nell’aprile 2019, che impose la chiusura della linea per settimane; la caduta di due massi e il deragliamento del locomotore in galleria a fine novembre 2021 con lo stop per sei mesi; poi l’alluvione di Niardo e l’incidente di Iseo. «Bisogna dire che, rispetto a una volta, i tempi di percorrenza sono diminuiti», riconosce Mauro.
EMBED [Una delle corriere che effettua le corse sostitutive]
Sulla linea, inoltre, sono stati introdotti nuovi convogli, certamente più decorosi e confortevoli. A fine anno Trenord prevede di cominciare le prime corse di prova con i treni a idrogeno, in vista dell’entrata in linea nel 2024. «Speriamo porti dei benefici all’ambiente, ma anche a noi pendolari in termini di efficienza del servizio», dice un passeggero, scettico. Il treno «è comodo, è una risorsa per la mobilità pubblica, meglio dei mezzi privati», interviene Luca Bartolini, di Pisogne, insegnante all’Istituto Antonietti di Iseo. Da trent’anni viaggia sulla linea. C’era anche la mattina del 5 novembre 2009, quando, alle 7.44, nei pressi di Vello di Marone, il treno diretto a Brescia si scontrò con la motrice di un merci priva del conducente. Ci furono dodici feriti. «Me la cavai con qualche botta», racconta. «Quando il macchinista gridò che un treno ci stava venendo addosso mi rannicchiai per resistere all’urto. Se avevo paura? Certamente». Ma non ha mai smesso di scegliere il treno per recarsi a scuola. «Ai dirigenti di Ferrovienord suggerisco di fare il pendolare sulla linea per un po’ di tempo, così da capire i problemi». La puntualità, innanzitutto. Un altro suggerimento: «Una verifica dell’orario rispetto alle esigenze e ai flussi, forse servirebbero delle modifiche».
Bartolini ha scritto anche una canzone, «Il blues del treno a idrogeno», presto su YouTube. Suona più o meno così. «Sono trent’anni che ciàpo al trén/ quel che parte da Pisogne/ che spero vada sempre bén/ e che arrivi senza rogne./ E comunque vada il viaggio/ che il treno fili o vada adagio/ mé só ché./ Su quel treno a quell’ora/ su quei sedili un po’ così/ ho i miei soci che laúra/ e che viaggian ogni dì./ Tra uno scherzo e una battuta/ spesso saggia e arguta/ noi siam lì/. La notìsia del treno a idrogeno/ m’ha reso un poco ansiogeno». Perché «i laurà che i g’ha da fà» i ritardi «farà accumulà».
Fra ritardi e preoccupazioni quotidiane c’è spazio anche per la goliardia sul Brescia-Edolo. Mauro e Luca si conoscono da una vita. «Il treno – dicono – è bello anche perché consente di socializzare». È nato anche un gruppo, gli Amici del treno, appunto: un viaggio all’anno, all’estero, tutti insieme. In questo caso in aereo.
dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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