Omicidio Ziliani: gli appunti in cella che diventano la prova decisiva

Potrebbe essere pubblicato come un instant book. Un diario scritto con una calligrafia impeccabile. Con date, riferimenti, pensieri riportati tra virgolette. E pure sfoghi.

Come quel «ho condiviso 85 giorni con un assassino» che apre la serie di appunti scritti in carcere dal detenuto che ha incastrato il compagno di cella Mirto Milani e lo ha portato a confessare l’omicidio di Laura Ziliani commesso con Paola e Silvia Zani, le due figlie delle vittima.

«Mi sono comportato bene in termini di senso civico ed etico nonché morale. Ho riferito in modo corretto, sincero, collaborativo» scrive nel suo resoconto, finito agli atti dell’inchiesta e suddiviso in capitoli: «Dio dammi il tuo aiuto», «simbiosi mamma-Mirto», «dettagli storie raccolte da Mirto», l’omicidio sera del 7/5 e notte 8/5», «l’occultamento, alba dell’8/5».

E non mancano le cartine del percorso fatto dal trio criminale per nascondere il corpo di Laura Ziliani, disegnate sulle indicazioni-confessioni di Mirto, e la planimetria della casa di via Ballardini a Temù, dove la donna è stata uccisa. L’ex detenuto – era in cella per reati fiscali ed ora è libero – è il testimone chiave e giovedì sarà sentito nella seconda udienza del processo a carico del trio criminale, quando davanti alla Corte d’Assise compariranno anche cinque carabinieri che hanno condotto le indagini.

La preparazione

EMBED [Le pagine del diario scritto dal detenuto]

Nel suo diario, scritto la notte dietro le sbarre nel periodo tra il 14 ottobre 2021 e il 14 gennaio 2022, l’allora detenuto, racconta il percorso che ha portato alla confessione di Mirto. «Lo incalzo, mi racconta la sua storia di vittima. Dalla versione trovata morta e occultata, poi smentisce. Racconta del loro pericolo di vita. Imputa la morte a veterinario o carabiniere. Lo incalzo, mi arrabbio, eccolo confessarmi il tutto per legittima difesa. Confessa l’occultamento». Si arriva ai giorni in cui Mirto Milani entra nel dettagli di come lui. Paola e Silvia Zani hanno preparato l’omicidio.

EMBED [La vicenda]«Laura – riporta nel suo diario il detenuto trascrivendo le confidenze di Mirto – arriva a casa alle 22/22.30. "La sorpresa" le fanno trovare una torta, che in realtà è una composizione di muffin, lo strumento di induzione alla morte. Laura entusiasta e gratificata lo fotografa e lo invia al fidanzato. I muffin vengono preparati da Silvia e Paola.

Silvia dal lavoro si è portata via le benzodiazepine sottraendole dai vari flaconi riempiendo due provette. Con una siringa viene iniettato il composto nel muffin destinato alla signora. Per sapere con certezza quale dei muffin sarà destinato a lei vengono usati colori diversi».

L’omicidio

Tra le pagine scritte in stampatello, si arriva alla confessione raccolta in cella. «Silvia è la prima a scattare, arriva alle spalle della mamma, le mette il braccio al collo, si china all’indietro e si stende sul pavimento facendo da materasso a Laura. Paola allora si avventa sopra Laura, le blocca braccia e gambe.

Laura riesce a graffiarla su un braccio. Milani avverte i rumori, sente le ragazze inveire contro la madre, scatta, le mette prima una mano al collo, si ravvede subito ricordando con fredda lucidità le prove che avevano fatto tra di loro per non lasciare segni sul corpo di Laura e prende da uno stipite della cucina un sacchetto per congelare gli alimenti e lo infila sulla testa di Laura che continua a contorcersi. Non riescono a farla morire e sono già trascorsi 7/8 minuti. Milani non sa nella concitazione come chiudere il sacchetto al collo, usa una prolunga posta sotto un mobiletto. É gommosa, morbida, stringe la base del sacchetto sul collo. Adesso pare che Laura sia "finalmente" morta».

L’occultamento

Mirto, secondo quanto riportato dal suo compagno di cella, svela anche la fase dell’occultamento del cadavere di Laura Ziliani, sulla riva del fiume Oglio, dove sarà ritrovato tre mesi dopo, l’otto agosto. «Viene caricato il corpo di Laura nel bagagliaio.

EMBED [Dagli interrogatori]I tre indossano tute anti Covid, cappelli, mascherine, calzari sulle scarpe, guanti. Si avviano per raggiungere il luogo del seppellimento del corpo. Alla guida Milani, accanto a lui Paola dietro Silvia. Sanno dai sopralluoghi minuziosi fatti nelle precedenti settimane che in taluni punti del paese ci sono presenti le telecamere del Comune e scelgono come percorso il transito nella curva a gomito antistante la farmacia».

Il trio criminale, la notte stessa dell’omicidio, arriva nei pressi della fossa scavata qualche giorno prima. «Mirto toglie Laura del bagagliaio, il corpo è molle ma sono presenti ancora convulsioni. Mi racconta ridendo – scrive il detenuto compagno di cella di Milani – che se qualcuno l’avesse visto nel momento in cui è inciampato sopra Laura, essendo lei solo in intimo, avrebbero pensato che era una coppia che faceva sesso. Adagiano il corpo sul lato all’interno della fossa, lo coprono con sabbia dello scavo, poi con un composto di malta che si erano portati in un secchio nero e terminano l’occultamento con arbusti, legname e foglie».

E poi una nota nelle ultime righe: «Ride Mirto e scherza gli inquirenti. Mi riferisce che hanno concordato frasi patetiche da dire, vedi "porto sempre la borsa della mamma con me" oppure che "la mamma ci sia accanto e ci possa aiutare"».

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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