Mascherina sulla bocca, testa e occhi bassi, Silvia e Paola Zani si siedono nella gabbia. Fissano il pavimento, non muovono un muscolo, mentre l’esercito di fotografi e operatori circondano la grata per riprendere. Qualche istante dopo entra nell’aula anche Mirto Milani, condotto nella seconda gabbia dagli agenti di custodia. Ha l’espressione vuota, lo sguardo assente. Sono da poco passate le 9,40 di giovedì e in Corte d’Assise sta per iniziare il processo contro le due giovani e il fidanzato di Silvia. Sono rei confessi. Le due sorelle, insieme all’uomo, hanno ucciso la madre Laura Ziliani, 55 anni, nella notte fra il 7 e l’8 maggio 2021 a Temù, seppellendo poi il corpo vicino all’Oglio. Quando la Corte si insedia, il presidente Roberto Spanò fa uscire gli imputati dalle gabbie perché siedano sul primo banco accanto ai difensori.

Tragedia familiare

EMBED [La vicenda]Per tutte le quattro ore dell’udienza Milani resta con lo sguardo fisso e basso davanti a sè, senza pronunciare una parola, fare un gesto, avere una reazione. Più presenti le due sorelle; Silvia, la maggiore, si commuove quando vede nonna Marisa testimoniare. È una tragedia familiare, maturata, consumata, sofferta fra le mura domestiche. Nell’aula del tribunale si ritrovano per la prima volta i protagonisti del dramma: chi ha colpito Laura e chi è stato privato del suo affetto. Mamma Marisa Cinelli siede accanto agli altri due figli, Massimo e Michele. Si sono costituiti parte civile contro le nipoti e Mirto Milani. Lo stesso ha fatto Lucia Ziliani nei riguardi delle sorelle: ha problemi di salute e non partecipa all’udienza, ma il verbale della sua deposizione – letto in chiusura dal presidente Spanò – contiene pesanti giudizi su Silvia e Paola. Fra i testimoni c’è anche Riccardo Lorenzi, il compagno di Laura. E colpisce un’altra circostanza: Laura era salita a Temù per celebrare la festa della mamma, domenica 9 maggio, proprio con Silvia e Paola. Una trappola nel giorno dedicato all’affetto più caro.

EMBED [L’arrivo di Silvia, 28 anni, e Paola, 20, al Palazzo di giustizia]

I media

L’aula è affollata di giornalisti, cineoperatori, fotografi, ai quali il presidente Spanò vieta di diffondere il viso di imputati e familiari. Il richiamo mediatico è enorme, visti gli autori dell’omicidio e le sue modalità. Il giallo è risolto, ma resta la grande ombra, che inquieta tutte le coscienze: cosa porta al matricidio, premeditato, preparato, inseguito. Come si può arrivare a uccidere la propria madre? Attraverso quali labirinti il cervello e il cuore assecondano e poi cedono al male? La difesa, era scontato, ha chiesto la perizia psichiatrica. Il presidente ha rinviato la decisione. Vedremo.

EMBED [Mirto Milani: il 28enne scortato per il processo]

La testimonianza della madre

I testimoni chiamati dal pubblico ministero Caty Bressanelli ricostruiscono le fasi e i luoghi delle ricerche svolte dall’8 maggio, dopo l’allarme dato da Paola e Silvia. L’attenzione dell’aula sale quando tocca a mamma Marisa. È un’anziana forte, composta, con l’espressione severa; lo scorso 25 febbraio, al funerale della figlia, ha mostrato altrettanto coraggio. Silvia piange quando la vede. Alcuni giorni dopo la scomparsa di Laura, dice Marisa alla Corte, «le mie nipoti mi dissero che era andata via spontaneamente, ma io non ci credevo, era una cosa troppo strana». La figlia le confidava «che avevano discussioni in famiglia per la gestione delle case». Del resto, «ho sempre avuto l’impressione che le mie nipoti fossero troppo attaccate al denaro». Laura le aveva confessato il «sospetto che fra Silvia, Paola e Mirto ci fosse una relazione a tre. Non era contenta».

EMBED [Un momento dell’udienza]

La testimonianza del compagno 

L’altra testimonianza significativa è del compagno di Laura Ziliani, Riccardo Lorenzi. È teso, pesa le parole. «Laura era contenta di andare a Temù a festeggiare la festa della mamma con le figlie», racconta. Ricorda il fine settimana di aprile 2021 in cui Laura dormì due giorni sotto l’effetto degli psicofarmaci messi nel dolce dalle figlie: «Quando è stata male ho pensato che Silvia e Paola le avessero dato dei tranquillanti». Il presidente Spanò, allora, gli pone a domanda secca: «Quando Laura Ziliani è scomparsa ha pensato che dietro ci fossero le figlie?». Lorenzi ci riflette un istante e poi ammette, con un sospiro quasi liberatorio: «Dopo qualche giorno sì».

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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