«Ci sono 77 profughi afghani bloccati a Edolo, serve una soluzione»

Sono arrivati in alta Valcamonica un anno fa, dopo la caduta di Kabul con i primi ponti umanitari dall’Afghanistan. Li ricordiamo stanchi, poche cose nei sacchetti, sui pullman da cui hanno sbirciato un primo scorcio della loro nuova patria, l’Italia, dopo la fuga dalla terra d’origine, riconquistata dai talebani. Due diversi contingenti di cento più cento profughi afghani, nell’ultima settimana dell’agosto 2021, hanno soggiornato nella base logistico addestrativa dell’esercito a Edolo: la gestione dell’emergenza era allora affidata al ministero della Difesa che, un anno fa, collocò i profughi in alcune caserme sparse in Italia. Col passare dei giorni, e il chiudersi dei corridoi umanitari, tutto è passato al ministero degli Interni, che ha trasferito i profughi edolesi rimasti nell’ex convitto Bim, realtà gestita da una cooperativa che ha in essere una convenzione con la Prefettura per l’accoglienza profughi.

I numeri

Ad aprile c’erano ancora 28 afghani, insieme a 32 profughi ucraini giunti nel frattempo. Oggi sono rimasti 17 afghani (tra cui un’unica famiglia con papà, mamma e sei figli) e 46 ucraini. A questa conta vanno però aggiunti altri 60 afghani che, da circa quattro mesi, sono ospiti nella base logistica. Gli afghani del convitto Bim sono integrati a Edolo, soprattutto i bambini che hanno frequentato per l’intero anno la scuola e parlano l’italiano.

Difficoltà

Per loro, però, la situazione è in sospeso, perché da poco meno di un anno stanno aspettando una destinazione finale, per poter ricominciare una nuova vita, con un lavoro e una casa. La sensazione è che, purtroppo, siano stati «parcheggiati» in cima alla Valcamonica perché, nel frattempo, è scoppiata un’altra emergenza. «Non è bello che, passata la moda, concedetemi l’uso del termine, queste persone vengano parcheggiate a Edolo – afferma il sindaco Luca Masneri, che subito si era messo in campo per l’accoglienza dei profughi, dando il via a un’enorme macchina della solidarietà -. È necessario dare loro una prospettiva, e non lasciarsi influenzare dalle ondate delle emergenze, all’italiana maniera: oggi aiuto gli afghani, domani gli ucraini e dopodomani li dimentico tutti nei centri temporanei. Sarebbe utile che si costruissero una vita prima che scada il loro “contratto con lo Stato”, anche perché finché saranno parcheggiati a Edolo il lavoro non lo troveranno».

Per questo il primo cittadino edolese, a un anno dallo scoppio della crisi in Afghanistan, chiede che i profughi rimasti in alta Valcamonica vengano al più presto trasferiti nelle loro destinazioni finali, per ricominciare una nuova vita. «E meno male – aggiunge Masneri – che con una forzatura abbiamo mandato i bambini a scuola, così oggi parlano l’italiano e si possono integrare. Usciamo dalle logiche demagogiche di chi si dice pro o contro l’immigrato, piuttosto che si gestiscano bene le situazioni nei tempi giusti: quando così avviene, le cose si sistemano, altrimenti si rasenta la mala gestione».

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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