La nuova impresa di Leo Gheza sul Karakorum, mai affrontato fino ad oggi

Dal granito dell’Adamello a quello del Karakorum per trasferire in un’altra zona del mondo la passione per la montagna e la sfida alle grandi pareti, con il risultato di una nuova via tracciata che si inserisce tra le realizzazioni alpinistiche di maggiore rilievo di quest’anno.

Poche settimane fa, all’inizio della stagione estiva, l’alpinista camuno Leo Gheza ha preso il volo su un aereo con destinazione Pakistan con le guide alpine Alessandro Baù e Francesco Ratti. Assieme a quest’ultimo Gheza aveva già scalato in Nepal nell’autunno del 2021, mentre lo stesso Ratti e Baù si erano già legati alla stessa corda tanto sulle Dolomiti che in Patagonia.

Terzetto di esperti

Un trio di esperti quindi, che, dopo un intenso periodo di allenamento dedicato, è partito dall’Italia con l’intenzione di affrontare assieme una grande avventura nel tentativo di tracciare una nuova linea di salita sulle pareti dell’Uli Biaho Spire, e di ripercorrere, per acclimatamento, una delle splendide vie esistenti sulle Torri di Trango. Alla fine di giugno i tre sono arrivati a Skardu e hanno chiuso i contatti con il mondo per concentrarsi sulla logistica dell’avvicinamento e sulla salita.

Il primo tentativo è partito il 17 luglio e si è concluso il 19 a causa della scarsità di materiale a disposizione. Il 20 luglio sono ripartiti e il 21 sono saliti al campo alto, dal quale hanno risalito il tratto aperto qualche giorno prima, e poi hanno tracciato sei nuovi tiri prima di bivaccare scomodamente al freddo sulle amache appesi in parete. Il giorno successivo il trio ha affrontato un sistema di fessure che con altre sei lunghezze di corda ha permesso di portarsi sulla cresta e da qui sulla cima il 23 luglio, dalla quale l’indomani sono rientrati al campo base.

Freddo ed emozioni

«Il 31 luglio abbiamo fatto ritorno alla civiltà, dopo una disintossicazione totale da Internet, dalla birra e da qualsiasi comfort per 32 giorni». Sono queste le prime parole di Leo Gheza, che così prosegue: «La prima volta che sentii parlare delle Torri di Trango è stato dodici anni fa. Ai tempi mi sembravano posti irraggiungibili, ma ora rientro da una delle mie spedizioni più belle e più intense. Di solito non mi piace scrivere molto, ma questa volta c’è davvero tanto da raccontare, e fornirò a breve dettagli maggiori»

L’Uli Biaho Spire è una montagna di granito dall’aspetto imponente che raggiunge la quota di 5.620 metri. La nuova via tracciata da Gheza e compagni accompagnati dal fotografo Ettore Zorzini, mai affrontata fino ad oggi, percorre il grande diedro che solca il centro della parete est, con uno sviluppo di 510 metri e difficoltà sostenute. Il nome assegnato al nuovo itinerario tracciato è «Refrigerator Off-Width», con riferimento al grande freddo affrontato nel corso della salita, e alle scomode fessure di misura troppo larga per inserire un pugno ma non abbastanza per essere definite camini, lungo le quali la progressione richiede particolare fatica. L’impegno sostenuto è stato ottimamente ripagato.

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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