La forza di volontà di Miriam, impegnata con i volontari a liberare la sua abitazione dal fango trascinato dalla furia del torrente Cobello, che scorre a due passi. Le lacrime di Maria, con il pianoterra e la cantina di casa allagate, l’auto nuova da buttare, sul viso lo sconforto per la sparizione di badili e rastrelli acquistati venerdì e che qualcuno ha preso in prestito senza chiedere il permesso. La generosità di Olga, operatrice sanitaria di Breno, che dopo i turni di notte in ospedale da due giorni si offre per assistere chi ha bisogno.

Tre immagini, fra le tante di questo sabato, colte fra la gente di Niardo e della Valle accorsa per dare una mano dopo l’alluvione. La determinazione, il dolore, la solidarietà. Gli atteggiamenti e gli stati d’animo del dopo disastro, nella giornata in cui massimo è lo sforzo per riportare una parvenza di rinascita. La normalità è ancora lontana, ma a Niardo non c’è tempo e voglia di piangersi addosso.

EMBED [Leggi anche]Via Nazionale, nella località Crist, è già stata pulita. Via Brendibusio, il principale teatro dell’alluvione provocata mercoledì dal torrente Re, è invece un mare di fango alimentato dalla pioggia intensa di venerdì sera, con muraglie di pietre e massi, mentre all’esterno delle case si ammucchiano mobili, suppellettili, elettrodomestici e detriti tolti da case e cantine. Lungo questo chilometro di strada sono al lavoro centinaia di persone e di mezzi. Ruspe, camion, escavatori grandi e piccoli, pale meccaniche, trattorini. Una presenza frenetica, commisurata al desiderio di fare in fretta.

Volontari

Cittadini, protezione civile, vigili del fuoco e volontari lavorano fianco a fianco. Ci sono tonnellate di materiale da spostare. Sul marciapiede, vicino alla rotonda per Losine, un banchetto e due ragazze accolgono chi viene da fuori. «Su questo registro annotiamo i nominativi dei volontari», spiegano. Ivan Markus, consigliere comunale, coordina la solidarietà forestiera. Un piccolo esercito, 250 persone almeno. «Gente che invece di andare a divertirsi ha preferito prendere in mano una pala e stare in mezzo al fango», commenta. «Fra loro ci sono tanti giovani, che hanno risposto ai nostri appelli e al tam tam dei social. Non è vero che i giovani sono tutti egoisti e distaccati». Molti arrivano dagli oratori.

Come il gruppo di ragazzi di Darfo Boario Terme che sfila in cerca del curato. Markus raccoglie le necessità e distribuisce le forze dove richieste. «Ringraziamo tutti quelli che, in qualsiasi modo, ci stanno aiutando», sottolinea. «C’è una mobilitazione incredibile, commovente». Organizzata, come ad esempio quella degli alpini, oppure spontanea.

EMBED [GIUSI, SALVA PER MIRACOLO]

Amici

«La casa di un nostro amico è stata invasa dal fango, siamo venuti ad aiutarlo», dice una coppia di fidanzati di Malegno armata di badile sul cassone di un trattorino che la porta a destinazione. Venerdì, racconta Markus, «è arrivata una signora distinta insieme alle tre figlie, stivali nuovi comperati apposta. Hanno spalato nella melma per ore, sono andate via stanche ma contente». Luigi è una penna nera di Nadro. Sta pulendo un’abitazione nei pressi del Cobello. Allarga le braccia: «Quando c’è bisogno siamo sempre pronti a intervenire».

Poco lontano sono all’opera gli alpini di Cerveno. «Ci ha chiamati Ivan Markus ed eccoci qui», spiega il capogruppo Claudio Morzenti. «Diamo una mano volentieri, siamo in otto, quelli che potevano venire». Anche Giovanni, il postino di Breno, è arrivato «per fare la sua parte».

Danni

Sulla via Brendibusio, facendo lo slalom fra un camion ed una ruspa, nella sede stradale dimezzata, passano le volontarie che portano ristoro. Debora ha consegnato chili di insalata di riso per il pranzo, e adesso torna a casa per prepararne ancora. Un’altra donna porta confezioni di acqua nelle case e a chi sta lavorando. Ci sono problemi con la rete idrica. In alcune abitazioni manca l’acqua potabile per una perdita da trovare, provocata dall’alluvione. Il Comune aveva chiesto alla Ferrarelle di Darfo Boario Terme una fornitura a buon prezzo: «Ci hanno donato 30mila litri», informa Markus.

Uno dei tanti gesti generosi di questi giorni. Borno Ski devolverà alla comunità di Niardo un euro per ogni biglietto venduto oggi. L’acconciatrice Barbara di Breno destinerà tutto l’incasso di mercoledì prossimo. Alcune imprese edili non hanno esitato a prestare gratuitamente i loro mezzi d’opera per spostare pietrame, sabbia e fango. Sono alcuni esempi. La devastazione, in paese, è davvero impressionante. Ci vorranno settimane per cancellare i segni. Dove il torrente Re ha scaricato la sua rabbia ci sono collinette di massi e pietre. Alcune attività commerciali sono state cancellate, come il negozio «Sempreverde», l’autosalone, lo «Scantinato» che vendeva tende da sole (amara ironia); danni anche al supermercato MD.

L’opinione è unanime: «È peggio che nel 1987», dicono i residenti. Allora ci furono due lutti, i coniugi Pandocchi, stavolta nemmeno un ferito. «Un miracolo», dicono tutti, mostrando i massi enormi trascinati a valle senza travolgere inquilini, passanti, automobilisti. Il torrente Cobello ha inghiottito centinaia di metri di ferrovia. Binari e sedime sono coperti da uno spesso strato di sabbia, ghiaia e pietre. Persino da balle di fieno, spostate come fuscelli dai campi a monte. Chissà quando sarà possibile ripristinare la linea.

Per ora si pensa a sistemare quanto possibile. Si cura anche la chiesetta di San Giuseppe, in territorio di Braone, ma parrocchia di Niardo. Letteralmente riempita dal fango e dalla melma del Cobello, che gli scorre a fianco. I ragazzi della pro loco lavorano per svuotarla con un’autopompa. Sono alcuni dei quaranta giovani guidati dal presidente Christian Giacomelli sparsi per il paese a dare una mano. Una comunità mobilitata con il sostegno innanzitutto della Valle. Per rinascere presto.

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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