Uno sguardo al cielo e l’altro al telefonino. «Il meteo dice che pioverà ancora per un’ora» assicura un residente. Sono le 23. Inizia così la prima notte di Niardo e Braone dopo l’esondazione deI torrente Re e Cobello, che hanno travolto con fango e detriti i due paesi in Alta Valcamonica. Ora praticamente deserti.
Chi non è stato evacuato decide di rimanere sveglio. «Due auto le ho lasciate fuori dal garage con le chiavi dentro, pronti a scappare» racconta un giovane. A terra ci sono sacchi di sabbia un po’ ovunque, per arginare i danni di nuove bombe d’acqua. «Abbiamo impedito a 230 persone di rientrare in casa» spiega al telefono il sindaco di Niardo, Carlo Sacristani, che non chiude occhio da 24 ore.
Dormitorio deserto
EMBED [Il dormitorio d’emergenza rimasto deserto: sfollati da amici e parenti]
Al liceo Golgi di Breno la palestra è stata trasformata in un grande dormitorio d’emergenza. Una dietro l’altra sono infilate 90 brandine blu. Tutte vuote. Tranne tre. Sono i volontari di protezione civile che cercano di riposare. «Ci era stato detto che la gente sarebbe arrivata» racconta uno di loro. Invece gli sfollati hanno trovato sistemazione da amici e parenti. Fuori intanto continua a piovere. Il termometro segna 15 gradi. «Sognavamo la pioggia. Ne è arrivata troppa» commenta Giovanni, volontario di Lumezzane. «Stavamo svuotando dall’acqua alcune abitazioni, ma ci hanno fatto fermare per l’allerta di una nuova perturbazione. Passata questa dovrebbe tranquillizzarsi la situazione».
Alla rotonda per Losine l’acqua marrone torna a scendere dalla montagna dopo che per ore nel pomeriggio si era fermata. «Incrociamo le dita» dicono tre tecnici che sbarrano la strada. A nessuno, perché in giro non c’è nessuno. È Niardo e non New York, certo, ma il tempo si è fermato alla notte precedente. Cristallizzato dal fango.
Buio e fango
EMBED [A Niardo l’acqua continua a invadere le strade]
Oltre la transenna che impedisce alle auto di proseguire c’è il nulla. E tornano in mente immagini raccolte in passato; il terremoto di Amatrice e prima ancora L’Aquila. Case deserte e abbandonate in tutta fretta. E i lampeggianti dei mezzi di soccorso e delle forze dell’ordine ad illuminare il disastro. Se da una parte c’era la distruzione delle scosse e l’odore della morte, qui in questa porzione di Valcamonica ci sono i segni della violenza dell’acqua. Quell’acqua del torrente carico di materiale e terra che fa da sottofondo assordante tra le vie buie e fangose. Una coppia di divanetti in vimini da una parte, auto travolte dai massi dall’altra. Perfino le balle di fieno sono state trascinate dalla piena del Re.
Attenzione agli sciacalli
EMBED [Una concessionaria d’auto devastata dall’esondazione]
Mezzanotte e sette minuti: ha smesso di piovere. Le previsioni non avevano sbagliato. Dietro una montagna di terra spostata dalle ruspe, c’è una concessionaria d’auto. O quello che resta. Ha le vetrine sfondate e le vetture in vendita hanno le portiere bloccate dai detriti. Impossibile spostarle.
EMBED [Cos’è successo]«Scenario apocalittico» è la descrizione di un carabiniere che con un collega controlla la zona. «Dobbiamo stare attenti ad eventuali sciacalli che non si fermano davanti a nulla». Percorriamo la strada che da Niardo porta a Braone. Sotto le scarpe continua a scorrere un fiume di acqua sporca e a volte il piede si blocca nel fango. «Sembrano sabbie mobili» fa notare chi vede la scena dal balcone di una palazzina. Abita al terzo piano e ha deciso di non andare via. Una famiglia si è trasferita in mansarda pur di non lasciare casa.
Torniamo al liceo Golgi, nella palestra allestita a centro d’emergenza. Ci sono sempre e solo i tre volontari. «Meglio così, vuol dire che tutti gli sfollati hanno trovato una casa per passare la notte. Proviamo anche noi a dormire qualche ora». Sono le due di notte. «Domattina riprendiamo a lavorare. Ci vorrà tempo per rimettere in piedi il paese».
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dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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