Il ghiacciaio dell’Adamello scomparirà entro la fine del secolo

La materia prima arriva dal cielo. Così avranno pensato i numerosi appassionati di sport invernali salutando con gratitudine le nevicate di questo inizio d’inverno. Ma la neve è materia prima anche per l’estensione, il vigore e lo splendore dei ghiacciai alpini: se alla fine della stagione estiva la superficie di un ghiacciaio risulta priva di depositi di neve residua, infatti, la sua esistenza è minacciata. E così, nello stesso periodo in cui la neve ha ripreso a cadere leggera dal cielo, arrivano – pesanti come macigni – i dati del Servizio Glaciologico Lombardo dalla campagna 2021.

I volontari dell’associazione hanno effettuato anche nella scorsa estate il monitoraggio del ghiacciaio dell’Adamello che, con i suoi 14,35 chilometri quadrati di estensione, è tutt’ora il più vasto di tutte le Alpi italiane. Una parte dei dati rilevati viene fornita dalle paline ablatometriche, aste di legno infisse nel ghiaccio per 10 metri alla volta che, con la progressiva fusione del ghiaccio in superficie, restituiscono la misura dello spessore perso.

L’esperto

EMBED [Le mappe che mostrano la sofferenza del ghiacciaio]

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L’interpretazione dei dati più recenti ci viene fornita da Amerigo Lendvai, operatore impegnato da alcuni anni nel rilevamento dei ghiacciai del gruppo dell’Adamello: «I risultati delle misurazioni ci raccontano che negli ultimi 10 anni in media si liquefano ogni anno oltre 5 metri di ghiaccio alla quota di 2.600 metri, vicino alla fronte del Mandrone. Più in alto, alla quota di 2.800 metri, corrispondente alla zona intermedia del ghiacciaio che si estendeva fino al margine di Passo Brizio e Punta del Venerocolo (qui la webcam di Meteopassione), lo spessore perso è pari a quasi 3 metri. Ma il dato che impressiona maggiormente è che sul Pian di Neve, a un livello altitudinale ancora più elevato, lo scioglimento raggiunge 70 centimetri a 3.100 metri». Un’altra estate che accentua il fenomeno della regressione, quindi.

«Il 26 agosto 2021 si riscontrava neve residua sul 38 per cento della superficie del ghiacciaio, valore indicante di per sé una situazione di bilancio di massa già negativa, pesantemente inferiore al livello di equilibrio che viene indicato in almeno il 60 per cento della sua estensione areale complessiva. Tuttavia nel ’21 anche l’inizio del mese di settembre è stato molto caldo, al punto che le paline ablatometriche collocate in prossimità del Passo Salarno hanno evidenziato la perdita di 30 centimetri circa di ghiaccio solo in questo breve periodo».

EMBED [I crepacci dell’effluenza del cornetto di Salarno il 21 agosto 2021]

La neve – quasi in un beffardo gioco di parole – sul Pian di Neve si è mantenuta solo nella parte più alta, sopra i 3.200 metri di altitudine. Alle quote di 2.600 e 2.850 metri, riportano i dati rilevati dal Servizio Glaciologico Lombardo, gli spessori del ghiaccio si sono ridotti rispettivamente di 590 e 230 centimetri.

Le paline

Nonostante i buoni apporti nevosi dell’inverno 2020-21 – lontani dai record del 2014 o del 2001, ma comunque superiori al 2019-2020 – il potere di fusione delle temperature dell’estate 2021 è stato nettamente superiore a quello della stagione precedente. I valori di neve residua sono paragonabili, ma i dati delle paline peggiori. Quali scenari si prefigurano per il futuro è ancora Amerigo Lendvai a chiarirli.

EMBED [La palina ablatometrica del Pisgana]

«Secondo le stime più aggiornate il ghiacciaio dell’Adamello, nonostante sia profondo ancora oggi oltre 200 metri nella sua porzione centrale, scomparirà entro la fine del secolo. Ottant’anni non sono pochissimi, ma quello che deve preoccuparci è che questo ghiacciaio non riuscirebbe più a formarsi con le condizioni climatiche attuali, un dato che evidenzia l’enormità dei cambiamenti climatici avvenuti negli ultimi decenni».

Attualmente la quota di equilibrio dei ghiacciai alpini si attesta attorno a 3.500 metri, cioè l’altezza di cima dell’Adamello, la più alta del gruppo. Tutti i ghiacciai di questa zona quindi si collocano a quote molto più basse e possono essere definiti dei «fossili climatici», perché generati da condizioni ormai lontanissime da quelle attuali.

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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