Da due giorni il suo cellulare è in fiamme. Chiamate, messaggi, chat. Ma soprattutto richieste di informazioni: come possiamo aiutare queste persone? Sono i residenti di Edolo e dei Comuni limitrofi della valle, che dopo la notizia dell’arrivo di un centinaio di ospiti hanno fatto di tutto per cercare di aiutarli. «È una mobilitazione veramente molto interessante», commenta il sindaco Luca Masneri. «In queste ore sono arrivati tantissimi messaggi di famiglie che vogliono mettere a disposizione i loro giochi per i bambini e indumenti, educatori che si sono offerti per dare un supporto alle famiglie. Oggi sono ancora più orgoglioso della nostra comunità».

Ieri l’Amministrazione si è già adoperata per introdurre le famiglie straniere in una comunità che ha abbandonato il proprio velo di ritrosia: così, quando i profughi si sono fermati nell’area mercato di Edolo (penultima tappa prima dell’arrivo in caserma a meno di un chilometri di distanza), si sono visti recapitare dei semplici sacchetti di carta con all’interno giocattoli per i più piccoli. È la forza del dono, che ha la forza di imprimere ricordi capaci di attenuare anche drammi come una fuga da casa. Ma il processo di vicinanza emotiva della comunità è appena cominciato. «Presto raccoglieremo indumenti e giochi donati dai residenti e li distribuiremo ai nostri ospiti. L’attenzione è soprattutto per i più piccoli; anche se la caserma non è angusta ed è dotata di diverse aree svago, saranno loro a soffrire di più la permanenza forzata in un’area militare dalla quale non potranno uscire. Proveremo perciò ad alleviare questi giorni».

La nuova ondata di solidarietà in stile bresciano non ha fatto altro che confermare l’opinione del sindaco Masneri sulla necessità di garantire l’accoglienza: «Ospitarli non è un’opzione ma un dovere, queste persone hanno dovuto lasciare la loro terra perché hanno collaborato col nostro Paese. Ed è anche una questione di credibilità nazionale: l’Italia non abbandona chi li supporta in un Paese straniero». È solo l’ultima di una serie infinita di dichiarazioni che il sindaco camuno ha rilasciato nelle ultime 72 ore per spiegare la bontà di un progetto umanitario. Rilancia, auspicando anche un’integrazione nella comunità nel futuro post-accoglienza: «Si tratta di persone professionalmente qualificate, con competenze e spesso con un alto livello culturale. Molti parlano già l’italiano. Credo e spero che possano diventare un valore aggiunto per la comunità di Edolo».

Per ora, però, il percorso è solo cominciato e la priorità è lo stato di quarantena e la tutela del loro stato di salute. Insieme ai militari della caserma Bertolotti, ad occuparsene saranno i volontari della Croce Rossa Italiana, le prime persone che i profughi afghani hanno visto appena arrivati a Edolo. «Su richiesta dell’Esercito abbiamo allestito degli ambulatori mobili nella caserma e per dieci giorni proveremo ed emulare la gestione dei Covid hotel», spiega Faustino Belometti, presidente del Comitato di Palazzolo sull’Oglio. «Durante il periodo di quarantena – dice – noi ci occuperemo di fornire i pasti e l’assistenza sanitaria». Per svolgere questo lavoro sono stati mobilitati dieci volontari al giorno, in servizio alla base militare di Edolo. E sui rischi sanitari legati al virus, all’interno della caserma è stata predisposta una zona rossa per eventuali contagi. Sperando, ovviamente, che non ce ne sia bisogno.

 

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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