Due case, una vita tra città e montagna, un’unica persona. La settimana tipo di Laura Ziliani si divideva tra Brescia e Temù, tra l’abitazione nel quartiere Pendolina in città e il lavoro nell’ufficio tecnico del Comune di Roncadelle nei giorni feriali e la grande passione per le camminate nel fine settimana, quando si trasferiva nel paese dell’Alta Vallecamonica.
Proprio nella casa bresciana della donna, dove oggi vive da sola la figlia di 24 anni, la mezzana tra le sorelle di 19 e 27 e unica delle tre ragazze a non essere indagata, sono entrati i carabinieri su mandato del sostituto procuratore Katy Bressanelli. I militari hanno trovato in cantina il computer della ex vigilessa, svanita nel nulla l’otto maggio scorso. E lo hanno sequestrato per capire se contiene informazioni sugli ultimi giorni in cui la donna è stata vista viva. I militari in borghese che ieri si sono presentati al cancellino della palazzina a più piani dove Laura Ziliani viveva dall’anno successivo alla morte del marito avvenuta nel 2012, si sono diretti subito verso la cantina. In quell’area dove una decina di giorni dopo la scomparsa dell’ex vigilessa, la luce sarebbe rimasta accesa fino a tarda ora di sera. C’erano – in quel frangente – le due sorelle e il fidanzato della maggiore, ovvero i tre indagati per il quale la Procura ipotizza il reato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Quella sera, al parcheggio privato identificato con il numero 6 e di proprietà della famiglia Ziliani, non c’era l’auto della 55enne, ma un’altra vettura che i tre avrebbero poi utilizzato per andare via dopo diverso tempo passato nel cortile della palazzina.
«No comment». Le indagini sul giallo di Temù quindi si spostano ora anche a Brescia dove Laura Ziliani viveva come detto durante la settimana e dove, nella zona nord della città, abitano anche le due figlie indagate. «Non voglio parlare di questa situazione. No comment» si limita a dire la maggiore, rispondendo al citofono di casa. Chiusa nel silenzio, e nel dolore, invece la mamma di Laura Ziliani e nonna delle ragazze finite sotto inchiesta. La vicenda sta ulteriormente provando una famiglia già segnata dal dolore in passato. Proprio la nonna ieri era al fianco dell’unica nipote non coinvolta, quando i carabinieri hanno chiesto di aprire la porta della cantina della casa bresciana dell’ex vigilessa. I vicini hanno visto Laura Ziliani l’ultima volta venerdì sette maggio, il giorno prima della scomparsa. «Il suicidio? Neanche per sogno. Era serena. Quel venerdì pensava già alla gita da fare con le figlie la domenica che era la festa della mamma" ricorda una vicina. Domenica 9 maggio però di Laura Ziliani erano già state perse le tracce, il suo telefono aveva smesso di generare traffico da due sere prima, mentre l’orologio gps nemmeno era mai stato acceso. «Laura era una donna dinamica, che non stava mai ferma. A piedi, in bici. Una sportiva» raccontano in quartiere. Dove si fa sempre più largo una convinzione: «Le hanno fatto qualcosa di male».
dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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