Volontari e inquirenti hanno percorso la distanza che c’è tra Brescia e Helsinki senza spostarsi da Temù. E senza trovare il corpo di Laura Ziliani che aveva già prenotato le vacanze con un’amica e che aveva anche organizzato una gita in montagna con le figlie per il 9 maggio. Ma la donna è svanita nel nulla il giorno prima. «Ma davvero è scomparsa in quella zona verso Villa Dalegno?» inizia a chiedersi chi abita nel paese dell’Alta Vallecamonica al centro di un giallo. E ora gli aspetti dell’inchiesta, con due figlie della ex vigilessa e il fidanzato della maggiore indagati a piede libero per omicidio volontario e occultamento di cadavere, si intersecano con i dati relativi alle ricerche sul campo iniziate il giorno in cui si sono perse le tracce della 55enne, e sospese il 15.

Durante l’attività nei boschi, partendo dalla località Case Gario di Villa Dalegno, i soccorritori hanno percorso complessivamente 2.500 chilometri, stando alle tracce registrate dai Gps delle squadre cinofile, del personale delle unità di ricerca e salvataggio e quelle di Speleo alpino fluviale. L’esito è sempre stato negativo. Anche quando sono stati impegnati i cani molecolari e quelli da ricerca. Già il 9 maggio «stante le ricerche negative» i carabinieri contattano il pm di turno Caty Bressanelli per relazionare l’andamento delle ricerche. È in questa fase che i militari scrivono sin una relazione agli atti: «Da un’attenta ispezione dell’abitazione a Temù dalla quale la Ziliani si è allontanata e dalla visione dei filmati registrati da alcune telecamere di videosorveglianza individuate nel centro abitato di Temù e di Villa Dalegno, non permettevano di individuare un transito della donna nè di individuare alcun elemento che possa far pensare ad un evento diverso da quello accidentale». Un punto che però, alla luce della svolta dell’indagine ora aperta per omicidio, impone una valutazione. Se Laura Ziliani avesse fatto il percorso descritto dalle figlie per raggiungere il sentiero sopra Temù, le telecamere l’avrebbero ripresa? «Sì» risponde chi conosce la zona.

Il 23 maggio, 15 giorni dopo la scomparsa, viene ritrovata una scarpa – la destra – che i parenti confermano essere dell’ex vigilessa. In una zona del paese, a nord di via Val d’Avio, che risulta opposta rispetto all’area di ricerche del corpo. Non si esclude che la calzatura, repertata con un buco sulla tomaia, possa essere stata trasportata dal torrente Fumeclo, che dalla Valle di Canè finisce nel fiume Oglio in territorio di Vione. È impossibile però sapere se effettivamente la donna quella mattina in cui è uscita di casa, «attorno alle 7.05», sia andata sul sentiero tra Lecanù e Villa Dalegno che aveva già percorso in passato. Il segnale Gps non è mai stato attivato perché la donna non aveva il cellulare, ritrovato nell’abitazione di via Ballardini, incastrato in una panca in cantina, locale adibito a guardaroba e ripostiglio per le attrezzature di montagna. All’appello mancherebbe un quadernino in cui la donna registrava nel dettaglio ogni escursione in montagna che faceva. «Non ho nulla da dire, i carabinieri mi hanno detto di non parlare» commenta il compagno di Laura Ziliani. E in silenzio restano anche gli avvocati dei tre indagati.

 

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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