Ci sono volute una ventina di rotazioni dell’elicottero di Elimast per portare sul Pian di Neve, giovedì, tutto il materiale utile ad allestire il campo base. Compresa la speciale sonda, arrivata dalla Svizzera, che scenderà per oltre 270 metri nelle viscere del ghiacciaio.

La prima notte a oltre tremila metri, per i ricercatori del progetto «Adamello 270 – il futuro nel passato», è trascorsa senza problemi. Ieri sono iniziate invece le operazioni per approntare tutta la strumentazione che permetterà, nei prossimi quindici giorni, di estrarre la «carota di ghiaccio» in grado di svelare la storia del ghiacciaio dell’Adamello.

Dapprima sono state trasportate, dalla base operativa di Elimast a Temù, le tende che ospitano i ricercatori e le due guide alpine, che non li abbandoneranno per tutto il percorso (non è facile vivere e lavorare a quelle quote in mezzo alla neve). In volo sono arrivate anche le baracche, i generatori e le torri faro: il momento migliore per estrarre i campioni è la notte e quindi fondamentale è l’illuminazione dell’area.

Ieri, invece, sono state portate le speciali cassette che serviranno per depositare e conservare le centinaia di spezzoni di ghiaccio, da settanta centimetri l’uno, che verranno poi portati all’EuroCold, il laboratorio con temperature polari di Milano, per essere analizzati.

Lassù, a meno diciotto gradi, vivranno per due settimane una decina di persone, che manterranno i contatti col fondovalle via internet (un cavo in fibra ottica è stato trasportato dal bivacco Giannantonj) e attraverso il comandante di Elimast Maffeo Comensoli (anche oggi tornerà in quota per i viveri e attrezzatura). L’equipe di questa sperimentazione, unica al mondo, è guidata da Valter Maggi, professore di Geografia fisica alla Bicocca di Milano e glaciologo di fama internazionale.

Per garantire la sicurezza, ad Areu sono state fornite le coordinate della piazzola d’emergenza, situata a un centinaio di metri dal campo base, per i collegamenti notturni, che sarà illuminata dalle torri faro. Il materiale e i dati raccolti saranno analizzati, studiati e interpretati nei prossimi due anni, per realizzare una ricerca sulla vita degli ultimi 400 anni del Pian di Neve, indagando la storia ambientale e umana delle Alpi italiane e svelando allungamenti e deformazioni del ghiacciaio.

La zona dove si svolge l’operazione è nel cuore del parco naturale dell’Adamello, sito Rete natura 2000, che richiede particolari e delicati accorgimenti, per non comprometterne gli equilibri. Per questo, al termine, tutto dovrà essere ripristinato e saranno garantite delle compensazioni al territorio.

dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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