Ha scatenato uno stuolo di polemiche e prese di posizione il rapporto Nevediversa 2021 di Legambiente, che ha analizzato la situazione delle stazioni invernali in Italia. In particolare non è piaciuto l’approfondimento sul «caso simbolo» di Montecampione, definita «imponente città di montagna in cerca di futuro che, dopo cinquant’anni, se non si ripensa muore», realizzato dal presidente camuno Livio Pelamatti.
I sindaci di Artogne Barbara Bonicelli e di Piancamuno Giorgio Ramazzini esplicitano tre punti: «Usciamo da una stagione che ha visto la costante presenza di due metri di neve – scrivono – e la considerazione che vuole la mancanza di neve a 1.800 e non a 1.200 metri ci pare davvero pensata e soppesata. Inoltre la demolizione e il trasporto a valle di tutte le strutture e degli edifici comporterebbe una spesa quadrupla rispetto a quanto richiesto per la ristrutturazione. Molte sono famiglie che hanno investito per comprarsi un alloggio per le vacanze o un’attività per migliorare la qualità della vita, senza considerare il centinaio di persone che lavorano nella gestione dei servizi turistici».
Bonicelli e Ramazzini auspicano che «nessuno dei fondi del Recovery plan sia trasferito in questo territorio per questi investimenti: possiamo comprendere questa posizione soprattutto pensando che saranno in molti a volersi aggrappare e ciascuno tiferà per il proprio territorio». Le Amministrazioni di Artogne e di Piancamuno ribadiscono il loro impegno nel cercare sempre «tutte le forme di difesa del territorio, delle persone, di aziende e realtà turistiche».
A intervenire nel dibattito è anche Paolo Birnbaum, presidente del Consorzio Montecampione, che afferma come, a fare la differenza, a Montecampione come altrove, sono due fattori: i progetti (e gli investimenti) e la squadra. «Se non siamo capaci di progettare e fare squadra non andiamo da nessuna parte – dice -. La visione di Legambiente è un’ovvietà che sappiamo tutti, ma è monca: i comprensori vanno mantenuti intatti, semmai vanno potenziati per renderli interamente fruibili, ad esempio con impianti d’innevamento all’avanguardia. Ma qui il problema non è climatico, bensì politico».
dal giornale online: giornaledibrescia.it – Valcamonica
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