“Chi non può e non vuole ricordare il passato è condannato a ripeterlo”. Scomodo George Santayana, filosofo spagnolo vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900, non per il mero gusto del citazionismo, ma per un motivo specifico. Cosa saremmo noi senza il nostro passato? Un passato personale, fatto di singole esperienze, un intimo insegnamento. Così come un passato fatto di gesti, a volte gesta, di uomini che hanno scritto la storia. Quella storia che abbiamo studiato sui libri, è fatta da migliaia di piccole storie, di piccoli uomini cresciuti immediatamente di fronte alla necessità di farlo. Senza che nessuno avesse spiegato loro come fare. Uomini che hanno sacrificato tutto all’insegna di Madre Libertà.
Ad uno di questi uomini è stata tributata un’intera giornata, il 17 dicembre 2016. L’uomo, il ragazzo in questione, è Donato Della Porta, partigiano morto all’età di 22 anni in località Baulè a Valle di Saviore, in provincia di Brescia. Un ragazzo che così giovane ha dovuto fare una scelta, non semplice. Vivere per la libertà del proprio Paese, morire per raggiungerla. Era il 9 dicembre 1944.
A oltre 70 anni di distanza Donato non è stato dimenticato. Anzi. Il ragazzo nato a Francavilla Fontana, paese in provincia di Brindisi, è stato riscoperto e omaggiato. Alessandro Rodia, autore e studioso del luogo, ha scritto un libro dal titolo “Sulle ali della memoria”, che racconta la storia di Della Porta, della sua breve vita finita per mano delle armi nazifasciste in Valsaviore, che lo ha accolto come figlio della sua terra.
Il 3 luglio 2016 i due paesi hanno dato vita ad uno scambio culturale ed emozionale. In occasione dell’anniversario della distruzione e dell’incendio di Cevo ad opera dei nazifascisti (3 luglio 1944), il sindaco di Francavilla Fontana, il prof. Maurizio Bruno, è stato accolto dall’Amministrazione Comunale di Cevo. Ed è stato in quel giorno che il Primo Cittadino del paese lombardo, il geom. Silvio Marcello Citroni, ha espresso un desiderio. Omaggiare Donato Della Porta portando dei fiori sulla sua tomba, proprio a Francavilla Fontana. Quando? A dicembre, in occasione dell’anniversario della morte del partigiano.
Ecco la giornata ideale, il 17 dicembre 2016. Nella “Sala del Lampadario” del Castello Imperiali, sede del Comune di Francavilla Fontana, si è tenuto un incontro tra le due amministrazioni. Un incontro a cui hanno partecipato anche gli alunni di terza media dei tre istituti del paese brindisino. L’occasione del ricordo di Donato Della Porta è stata motivo di dibattito tra le istituzioni civili e militari. Alla presenza del Prefetto, Annunziato Vardè, del Questore Maurizio Masciopinto, del Colonnello Nicola Conforti, Comandante dei Carabinieri di Brindisi, dei due Sindaci, di Katia Bresadola, responsabile della Promozione culturale del Museo della Resistenza di Valsaviore, e di Alessandro Rodia, autore del libro già citato e delegato ANPI si è discusso di coraggio, di libertà, di democrazia, valori portanti della nostra Costituzione. Quella Costituzione nata dalla lotta partigiana, dalla Resistenza.
Il ricordo toccante della figura di Della Porta è stato reso ancora più prezioso dalla presenza dei familiari del partigiano, in particolare della sorella Angela. Anziana, con qualche acciacco, accompagnata dai nipoti. Ma non avrebbe perso per niente al mondo una giornata del genere. Gli occhi chiari, lucidi, hanno brillato su quel cappotto rosso. Un colore non casuale. Rosso fuoco, rosso di passione, rosso di Resistenza.
Gli interventi sono stati il preludio all’emozione vera, la commemorazione. In primo luogo di tutti i caduti in guerra, con la deposizione di due corone di fiori al monumento dedicato alle vittime del Grande Conflitto in Piazza Vittorio Emanuele. E poi di Donato Della Porta. I due Sindaci, con le istituzioni militari, si sono infatti recati al cimitero di Francavilla Fontana per deporre dei fiori sulla tomba del partigiano.
L’Amministrazione di Cevo però, ha voluto fare davvero le cose in grande. Oltre ai fiori, dalla valle in cui Della Porta ha perso la vita, ha portato un abete. Un simbolo per il ricordo, un simbolo di rinascita, un simbolo di unione e di fratellanza tra i due paesi.
Ricordare è un dovere. L’unico modo per non ripetere quegli errori che hanno strappato la vita a milioni di persone. Esattamente come diceva Santayana. Grazie Cevo, grazie Francavilla, grazie Donato.
dal giornale online: Museo Resistenza Valsaviore
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