Angelo Capelli, vicepresidente della Terza commissione Sanità e politiche sociali e capogruppo di «Lombardia Popolare», sintetizza il senso dell’ordine del giorno al Bilancio di previsione 2017-2019, che ha presentato ieri e che il Consiglio regionale ha approvato. «Impegnare Roberto Maroni e la Giunta per i punti nascita di Piario, Angera, Broni Stradella, Gravedona o Chiavenna e Casalmaggiore, a stanziare risorse specifiche per il personale e ad ammodernare le strutture, anche in deroga al parere del Comitato nazionale percorso nascite (Cpnn), per assicurarne l’apertura e l’innalzamento dei livelli di sicurezza per le donne e i neonati. Capelli ribadisce: “i livelli del Sistema sanitario lombardo sono in grado di assicurare qualità e sicurezza anche per i presidi che hanno un numero di parti inferiore a 500 l’anno e in condizioni orografiche difficili”. Il caso Piario, ma anche di altri punti nascita che non raggiungono la soglia «di sicurezza» stabilita per tenerli aperti, è approdato ieri dunque anche sui banchi del Consiglio di Palazzo Lombardia. «La documentazione inviata da Regione Lombardia, come abbiamo constatato non aveva prodotto l’obiettivo sperato. Ma ora grazie alla disponibilità del ministro Beatrice Lorenzin, il Consiglio impegna il presidente e la Giunta a fornire loro quelle informazioni che consentano di rivalutare il parere negativo e a predisporre un’adeguata campagna d’informazione per fare comprendere ai nostri concittadini come la soglia dei 500 parti l’anno sia definita, esclusivamente, per garantire livelli di sicurezza che non mettano a repentaglio la vita delle partorienti e dei piccoli». «Per erogare i finanziamenti – conclude Capelli – abbiamo impegnato infine Maroni e la Giunta a superare anche i lacci fissati nella delibera regionale delle Regole 2017, che aveva scelto di vincolare l’azione lombarda a quanto previsto dall’accordo Stato/Regioni del 2010, e a quanto verrà definito dal ministero per quanto attiene la richiesta di deroga sui punti nascita con meno di 500 parti l’anno, mantenendo invece la completa autonomia (all’interno delle Determinazioni in ordine alla gestione del servizio sociosanitario per l’esercizio 2017) che spetta alla Regione».

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