Tutti meritevoli del premio, segno che la Valle Camonica è una terra ricca di iniziative di solidarietà e di conseguenza, di persone generose di cuore. Alla fine, tra le sette candidature presentate e i cinque “semifinalisti” valutati dalla commissione di Mites Terram Possident, tre sono risultati i finalisti, ma nessuno è arrivato secondo, hanno vinto tutti. La 13esima edizione del premio istituito dal Comune di Malegno, dalla parrocchia S. Andrea Aposto e sostenuto dagli enti comprensoriali, ha consegnato tre premi mites. Il premio è andato all’ABIO di Esine, associazione che lavora a sostegno dei bambini ricoverati in ospedale, alla Roby Piantoni Onlus che lavora per creare una rete di scuole a favore dei bambini e dei ragazzi di alcuni villaggi di montagna nel Nepal e a Giovanni Carancini e Bruna Baisini, per il loro servizio a favore dei detenuti nelle carceri bresciane di Canton Mombello e Verziano. L’obiettivo del premio è riprendere e riattualizzare il messaggio universalistico che i padri fondatori della comunità malegnese hanno voluto imprimere nei vecchi portali, nello stemma e nel motto del Comune, assegnato ogni anno a persone, associazioni, istituti, organizzazioni particolarmente distintesi per l’impegno in progetti e azioni di solidarietà e pace o in atti concreti di generosità e bontà umana, a livello mondiale, nazionale, locale; e nei quali si ravvisi quel carattere di mitezza così prezioso e difficile da individuare.
Prendersi cura dei bambini in ospedale, accogliendo il loro dolore e cercando di trasformarlo in sorriso, è dimostrazione ed esempio per il territorio camuno di mitezza e solidarietà umana. Anche costruire qualcosa di grande, come la rete di scuole ed educazione per bambini bisognosi, a partire da una grande perdita, è un esempio di mitezza. O aiutare i carcerati a ritrovare dignità come esseri umani, è segno di mitezza in grado di trasformare il mondo. Educazione e rieducazione quindi, i principi alla base dell’edizione 2016 del premio che consiste in 3000 euro (diviso tra le tre associazioni) e in una opera in ferro battuto realizzata dall’artista malegnese Gino Baffelli.

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