Dall’Assemblea regionale dei circoli di Legambiente emerge una decisa presa di posizione nei confronti della gestione del controllo del ciclo di produzione dell’acciaio. Gli arresti dei titolari di quattro società, tra cui una di Rogno, operanti nel settore della raccolta, trasporto e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi, effettuati dai Carabinieri nei giorni scorsi, secondo l’associazione ambientalista, sarebbero la prova che l’attuale sistema di controllo è inadeguato. Le aziende al centro delle indagini dei Ros disposte dalla Procura, secondo le accuse, trattavano e raccoglievano rifiuti pericolosi pieni di nichel, ossido di nichel e pcb, gli scarti del lavaggio delle navi. Poi li "trasformavano" sulla carta in materiali ferrosi e li rivendevano alle acciaierie del Nord Italia che, inconsapevolmente hanno usato nella produzione materiali pericolosissimi. Tutto questo con la complicità di alcuni addetti alla certificazione delle acciaierie. Sei gli arresti, 12 in tutto le persne indagate. Al centro delle polemiche di Legambiente c’è il sistema di autocertificazione cui è sottoposto il materiale di scarto destinato alla fusione, trasportato nel nostro Paese dai paesi comunitari dell’est Europa. Per questo Legambiente ribadisce chiede la creazione di un protocollo preciso e rigoroso, su modello per esempio di quello esistente in Germania, sulla certificazione dell’intera filiera dell’acciaio, affinché mai più possano manifestarsi casi di illecito nel conferimento agli inceneritori di scorie inquinanti, con la complicità degli addetti certificatori. A questo scopo l’associazione propone la costituzione di un tavolo di consultazione a cui possano aderire enti pubblici e privati, per la stesura di un regolamento che certifichi l’origine e il trattamento di materiali destinati alla produzione siderurgica, nell’interesse della tutela della salute dei territori e dei cittadini.

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