Ancora in primo piano la vicenda fallimentare di Stl – Sviluppo turistico Lizzola spa, l’ex società partecipata dal Comune di Valbondione che gestiva gli impianti di risalita di Lizzola, in liquidazione dal marzo 2014. In una lettera firmata dal curatore fallimentare, Osvaldo Esposito, e dall’avvocato del fallimento, Mario Franchina, a 14 ex amministratori e sindaci della società si chiede un risarcimento danni per complessivi 3.933.591 euro. La richiesta è arrivata ai 14 che hanno fatto parte degli organi di amministrazione e di controllo di Stl dal 2010 fino al 2014, l’unico esplicitamente citato nel testo è l’ex sindaco di Valbondione, Benvenuto Morandi, «anche nella sua qualità di amministratore di fatto (questa è la tesi del curatore fallimentare, ndr) fino alla liquidazione della società». Si contesta agli amministratori «la violazione degli obblighi inerenti la loro funzione» e ai sindaci «i doveri di vigilanza». Violazioni da cui sarebbe «conseguito un grave danno alla società e ai creditori». Primo punto contestato, nella lettera, la realizzazione di «un intervento di 50.392 euro sulla struttura denominata “Scuola di sci” di proprietà di terzi, senza pretendere il pagamento del corrispettivo», si contesta poi l’utilizzo di «personale e risorse della società per l’esecuzione di lavori su aree al servizio di fabbricati non di proprietà della società (i rifugi Mirtillo e Chiosco, ndr)», pur essendo «tali interventi privi di ogni utilità per la società e in assenza di contratti che prevedessero il pagamento di tali opere e senza mai chiedere alcunché alla società beneficiaria di tali interventi, con un danno di 185.872 euro». C’è poi la costruzione della centrale a biomassa («costi per due milioni e 177.272 euro»), che il curatore ritiene «iniziativa estranea all’oggetto sociale» della Stl. Si contesta ai 14 di «aver aggravato il dissesto della società, in quanto si è perseguita l’attività aziendale nonostante la sua certa antieconomicità risultata dalle costanti perdite maturate». E, ancora, si accusa di aver «illecitamente capitalizzato spese correnti», al solo «fine di ridurre le perdite dei vari esercizi sociali, dando così una falsa rappresentazione della realtà economica e patrimoniale della società». Il passivo fallimentare «attualmente accertato» ammonterebbe all’esatta cifra che viene complessivamente chiesta ai 14 destinatari della lettera.

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