In principio fu Samahin. Quando Halloween non era ancora Halloween, il Capodanno celtico regnava sovrano in tutta la sua spiritualità. Nella notte dei tempi, il 31 ottobre si celebrava Samahin. La fine dell’ultimo raccolto e l’inizio di un nuovo inverno. Un momento di passaggio fra un anno agricolo che finiva e un altro che stava per cominciare. Per i Celti era il periodo di mezzo, sospeso fra i vivi e i morti. Per riviverlo, nessun salto indietro nel passato. Anzi, l’occasione è in arrivo stasera in Valle Camonica. Mentre tutti saranno in festa con zucche sdentate e scope di saggina, chi vuol provare l’ebbrezza di una citazione storica potrà partecipare alla II° edizione di Samhain al Museo di Nadro nella Riserva naturale delle incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo. Un luogo non certo casuale: «Verso la fine dell’età del ferro – spiega Maurilio Grassi, responsabile didattico e gestore del Museo – anche l’arte rupestre subì l’influenza celtica. Basta vedere certe figure di guerrieri, incise sulle nostre rocce, per cogliere il richiamo ai Celti». L’evento sarà una rievocazione a tutti gli effetti, preceduto da una breve conferenza all’interno del Museo sul significato della festa: «Chiariremo le origini di una celebrazione antica, che non ha niente a che vedere con la politica né con iniziative commerciali». Il clou sarà alle 21.15 nella piazza Vaiarini di Nadro, con l’apertura del cerchio e il rito magico con il fuoco. Alle 22 seguiranno letture animate, musica popolare, danze stregate e pozioni d’amore. Gli organizzatori saranno tutti vestiti in stile celtico, ma gli spettatori potranno andare vestiti normalmente, «in effetti trovare costumi celtici non è così facile».
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