All’ accesso delle piste di Lizzola intorno alle 9 di venerdi si è presentato un gruppo di tecnici bolzanini e con loro l’ufficiale giudiziario. Sono saliti sopra Valbondione per riprendersi le dieci lance del sistema di innevamento dello Ski Stadium lungo la pista Due Baite di Lizzola, realizzato dopo un po’ di traversie (fallimento della prima ditta appaltatrice) nel 2013 e non ancora pagato del tutto: la ditta altoatesina rivendica infatti 128 mila euro di materiale non saldato. Ad accoglierli, non di certo in forma entusiastica, una cinquantina di residenti con in testa i soci della cooperativa Nuova Lizzola, la compagine che dopo il ko di Sviluppo turistico Lizzola, fallita il 23 maggio 2014, gestisce gli impianti. Dopo poco vengono anche chiamati i carabinieri, il clima si scalda e alla fine si concorda che non è giorno. Anche l’escavatore scaricato dal mezzo di TechnoAlpin, bloccato dopo soli 200 metri lungo la strada che porta in quota, viene ricaricato e via: tutti a casa e le lance con i relativi attacchi restano lì. La protesta dei residenti poggia su queste motivazioni. “Si tratta di un un terreno privato e la proprietà privata è insindacabile – commenta Omar Semperboni della cooperativa, oltre che gestore del rifugio Campel –: il curatore fallimentare non sapeva nulla e noi nemmeno, non ci è stato notificato niente”. “Lo Ski stadium – spiega il curatore fallimentare di Stl, Osvaldo Esposito – doveva essere secondo contratto conferito dal Comune in Stl una volta terminato il lavoro, cosa che non è mai avvenuta. I beni tra l’altro sono stati acquistati da TechnoAlpin e rifatturati al Comune. È rimasto il debito di Stl verso la ditta e il credito verso il Comune che doveva essere ricompensato con i canoni per il rientro del mutuo acceso dal Comune per finanziare l’opera originaria”. Ma poi, come rimarcano dalla Nuova Lizzola, l’amministrazione ha incamerato la fideiussione che Stl aveva con Banca Intesa Sanpaolo a garanzia di quest’opera: «Hanno preso i soldi e in più si sono tenuti i beni che ora decidono di restituire». Con queste premesse, i lizzolesi hanno impedito l’accesso ai terreni con l’ex onorevole Sergio Piffari (che della cooperativa è uno dei referenti più attivi) a bloccare la via. Era già successo Una situazione che in realtà è un déjà-vu: era già successo un paio di mesi fa. In questa vicenda intricata, il Comune rigetta al mittente le accuse: «Noi abbiamo proposto al curatore la cessione di questo bene – precisa il sindaco Sonia Simoncelli –, ma non li ha voluti, rispondendoci che non poteva acquisire questo bene dopo il fallimento. Di fatto, quindi, l’impianto sulla carta è del Comune». TechnoAlpin contava che l’amministrazione potesse ritirare l’impianto saldando il conto, «ma per noi non è possibile – precisa Simoncelli – perchè l’impianto è già stato pagato a Stl.
dal giornale online: Più Valli TV
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