Tutto avvenne dopo una serata di alcol e psicofarmaci. Quindi secondo la diefesa, Elio Cadei, la notte tra il 14 e il 15 novembre, quando uccise la compagna Simona Simonini nell’abitazione di Via Regina Elena a Provaglio, non era capace di intendere e di volere. A confermare la tesi, lo psichiatra del Fatebenefratelli di Brescia Giuseppe Rossi, a cui il difensore di Cadei Gianfranco Abate si è rivolto per avere una perizia psichiatrica. Oltre ad essere un alcolista, il 46enne sarebbe anche bipolare e depresso. Al Perito Sergio Monchieri invece, il giudice per l’Udienza Preliminare Elena Stefana, ha affidato la perizia psichiatrica che dovrà esprimersi a sua volta sulla capacità di interndere e di volere dell’uomo che è in carcere dal 16 novembre dello scorso anno con l’accusa di omicidio volontario. Fu lo stesso Cadei la mattina seguente al delitto, a chiamare i carabinieri. La 42enne di Provaglio, fu trovata con moltissime ferite causate, secondo gli inquirenti, da calci e pugni. Quella sera, a porre termine in maniera brutale ad una relazione disperata, fu il delirio alcolico abbinato all’abuso di psicofarmaci. Dall’esito della perizia super partes, ovvero dalle valutazioni delle parte, del pm Carlo milanesi, della difesa e dell’avvocato dei genitori di Simon, Luca Broli, dipenderà il processo abbreviato. Il processo è stato aggiornato al 22 febbraio.

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