La maggioranza non vota il ddl Lombardi sul taglio di 5 mila euro lordi al mese, degli stipendi dei parlamentari e ottiene, con 109 voti di scarto, di rinviare la discussione in Commissione Affari Costituzionali. Questione rinviata, quindi, ancora una volta e proposta rispedita da dove era venuta. E intanto, tra il fuoco incrociato delle opposizioni con Pd e Dem che dichiarano di voler tagliare sì i costi della politica ma senza fare il gioco dei grillini, al netto della spesa previdenziale, la Camera dei Deputati continuerà a costare un milone e mezzo di euro al giorno. Il rinvio non è andato al Movimento 5 Stelle, firmatario della proposta di legge rinviata e che non ha esitato ad allargare la protesta alla piazza e nemmeno alla Lega Nord, firmataria negli anni di numerose proposte per all’abbattimento dei costi della politica, ultima quella per l’abolizione dei vitalizi ferma in commissione dal dicembre 2015. Il copione dunque, è sempre lo stesso. Tutti annunciano i taglia, ma alla prova del nove si torna ad un nulla di fatto. Contro il rinvio del ddl sui tagli agli stipendi ai parlamentari, anche Forza Italia, FdI e Sinistra italiana, che hanno votato per continuare la discussione in aula, ma probabilmente fino a dopo il referendum, di tagli alle indennità non se ne parlerà più.

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