La notizia è stata resa nota solo mercoledi 19 ottobre ma il ritrovamento risale a giovedi 6 ottobre.
L’ arma del delitto di Gianna Del Gaudio, sarebbe quella abbandonata in una siepe, posta poco distante da casa. E’ stato un tecnico che si occupa della riparazione di macchinari ospedalieri, residente in via Presanella 10 a Seriate. L’ uomo mentre potava la siepe del suo giardino ha trovato incastrato, sul lato che si affaccia su un’area verde pubblica, un sacchetto di plastica di un supermercato. Dentro c’erano un cutter insanguinato e resti di cibo: elementi importantissimi che porterebbero a casa Tizzani. A tal proposito sono in corso le analisi nei laboratori dei Ris di Parma. L’uomo, non appena ha estratto il sacchetto e ha capito cosa conteneva, ha subito chiamato i carabinieri. Gli uomini della Scientifica hanno sottoposto il cutter all’esame del Luminol, che ha dato risultato positivo. L’arma, uno strumento professionale utilizza to da elettricisti e fabbri, ha una lama molto affilata lunga venti centimetri, perfettamente compatibile con la ferita alla gola che non ha lasciato scampo all’ex professoressa sgozzata nella cucina di casa la notte tra il 26 e 27 agosto. C’era molto sangue incrostato sul cutter e della ruggine, dovuta forse all’esposizione agli eventi atmosferici. I risultati dei Ris, in arrivo nei prossimi giorni, diranno se quel sangue è di Gianna Del Gaudio e se ci sono anche tracce biologiche di altre persone, prova che inchioderebbe l’assassino. Ma un altro elemento che fa credere che quella sia l’arma del delitto è che dentro il sacchetto c’erano resti di cibo, lo stesso ritrovato a casa Tizzani. La sera del 26 agosto la professoressa e il marito Antonio, unico indagato per l’omicidio, avevano invitato a cena il figlio Mario e la compagna Alessandra. Nel sacchetto con il cutter c’erano gli avanzi di quella cena? Per ora gli inquirenti non si sbilanciano, ma gli elementi ritrovati sono ritenuti «molto interessanti». Dalla villetta del delitto alla siepe di via Presanella ci sono circa 400 metri: per percorrerli a piedi ci vogliono 6 minuti. Se fosse stato il marito a ucciderla, avrebbe avuto tutto il tempo di andare e tornare da via Madonna delle Nevi e poi dare l’allarme. Anche il luogo in cui è stato nascosto il sacchetto, a un centinaio di metri di distanza dalla caserma dei carabinieri, per gli investigatori è significativo: sarebbe un tentativo dell’assassino di depistare le indagini, facendo ricadere i sospetti su alcune persone – indicate dallo stesso Tizzani in diverse interviste – che abitano nelle vicinanze di via Presanella. Nella villetta dell’omicidio sono state ritrovate anche tracce di sangue da gocciolamento, che non vanno però nella direzione della porta sul retro da cui sarebbe fuggito – secondo il racconto dell’ex ferroviere – l’uomo incappucciato. È quindi possibile che il cutter insanguinato sia stato infilato subito dopo il delitto nel sacchetto insieme ai resti di cibo, per non lasciare tracce di sangue per casa.

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