SABATO 24 SETTEMBRE 2016: Presentazione del cortometraggio del regista Mauro Monella “Lei sa: 7 maggio 1944″ dedicato a Enrichetta Comincioli presso il teatro di Cevo località pineta.
“Il 7 maggio del 1944 fu il giorno che mi condizionò tutta la vita, rovinando per
sempre la mia esistenza.
Come tutte le mattine ero uscita di casa per andare alla Messa delle sei.
All’ uscita di chiesa sentii che dicevano spaventati:
– Hanno ucciso un partigiano! Hanno ucciso Burtulì de Raspì!
– L’hanno portato nella chiesa di Saviore.
Era il primo partigiano ucciso.
Lo conoscevo bene fin dai primi anni della scuola.
Io, ingenua, proprio così, tanto che le ho perfino prese dalla mamma, senza dire
nulla e senza neppure pensare al grave pericolo a cui andavo incontro, di corsa
raggiunsi la chiesa di Saviore per dare l’ultimo saluto al giovane partigiano.
Entrata in chiesa mi fece molta impressione vedere quel giovane morto, ammazzato
così brutalmente.Era disteso su un tavolo stretto con attorno alcune donne di Saviore che non conoscevo.Tornata a casa mi accolse la mamma tanto arrabbiata da picchiarmi anche perché erano già venuti a cercarmi; senz’altro qualcuno, dalla parte dei fascisti, che sapeva dov’ero stata mi aveva denunciato.Passai il resto della giornata e la notte seguente sul solaio di una vicina di casa.Non avendo trovato me in paese scesero alla cascina di Mulinel dove presero mio padre, già anziano, e lo portarono via.
Sapendo quanto il papà soffrisse di continue bronchiti e accessi di tosse, lasciai
passare la notte e la mattina seguente dissi a mio fratello Agostino e alla mamma:
– Vado in caserma, mi presento io, così lasceranno libero il papà; quello che volevano
sapere da lui lo chiedano pure a me.Non avevo nemmeno idea di ciò che avrebbero potuto chiedermi; se fosse per quel partigiano di Saviore -penso proprio di sì- o se fosse per mio fratello Giovanni che non aveva voluto finire in Russia. Agostino e la mamma non cercarono di dissuadermi, mi dissero solo:- Prova, vai.
A parte il bene che gli volevo, ma se fosse stato internato mio padre chi avrebbe provveduto alla mia numerosa famiglia?
Certo il mio gesto fu rischioso: potevano trattenerci entrambi. Il papà fu liberato anche perchè lo avevano preso per arrivare a me.
Era l’8 maggio del 1944.
Da quel momento iniziò il calvario che mi costò un anno e mezzo dI sofferenze nei lager in Germania”.
Tratto da “Il racconto di Enrichetta” di Valerio Moncini
Illustrazioni di Sabrina Valentini
dal giornale online: Museo Resistenza Valsaviore
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