“Era una donna serena. E anche il marito è un tipo tranquillo”. A raccontare è una vicina di casa di Gianna del Gaudio l’ ex insegnante 63enne uccisa con una coltellata alla gola nella sua abitazione in via Madonna delle Nevi a Seriate. “Non credo sia stato il marito, Antonio Tizzani, 68anni, anche se la versione del ladro che entra e ammazza mi pare un po’ improbabile. Io, comunque, da quella sera, quando scendo sotto casa col cane, chiudo tutto”. «Quella notte ho sentito la voce di una donna e tre urla: ah, no, no! Come se si volesse difendere. Era la mezzanotte e mezza, al massimo l’una meno un quarto. Non ho dato peso a quelle grida perché pensavo fosse una ragazza del palazzo che a volte ha delle crisi. E anche quando ho udito le sirene dell’ambulanza, pensavo fosse per soccorrere quella giovane. Solo la mattina dopo ho saputo che cos’era accaduto». Era Gianna del Gaudio che implorava il suo assassino? L’orario è compatibile con quello del delitto, ma la vicina non è in grado di dirlo. «So solo, continua, che era una voce di donna, ma non so dire se era quella di Gianna. Io la conoscevo bene. Entrambe abbiamo figli grandi e lei era insegnate come me. Mi ha invitata qualche volta a bere il caffè e a mangiare una fetta di torta. Lei mi consigliava: fai come me, anticipa la pensione e goditi i nipotini”. Passa anche dalle voci notturne l’indagine del pm Laura Cocucci, dei carabinieri del reparto investigativo di Bergamo e dei colleghi della tenenza di Seriate. Perché, a seconda di come vengano interpretate e a chi siano attribuite, l’inchiesta può pren dere pieghe diverse. Per gli inquirenti il «No, no» risulta essere stato pronunciato dopo la scoperta del delitto nella villetta a schiera: sarebbe stato il grido di dolore della nuora Elena Foresti, accorsa dalla vicina abitazione, davanti al corpo della suocera. È certo, invece, che più di un vicino abbia riconosciuto l’inconfondibile voce baritonale di Antonio, il marito della vittima e unico indagato per la morte della professoressa (atto dovuto, spiega la Procura). In particolare due donne, che abitano nel palazzone di fronte alla villetta del delitto, ai carabinieri avrebbero raccontato di aver sentito l’ex ferroviere urlare: e questo sarebbe accaduto qualche minuto prima che l’uomo si precipitasse nella piazzetta per imprecare e disperarsi dopo aver scoperto il cadavere della consorte. Le due vicine non sono riuscite a decifrare le parole e, dunque, non è possibile stabilire se gli strilli erano quelli di un assassino o quelli di un marito che si trova di fronte il ladro che gli ha appena ucciso la compagna di una vita. Va detto che però non sono state percepite voci femminili. E così, stando alla valutazione delle due testimonianze, viene meno l’ipotesi della lite familiare sfociata in tragedia.

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