“Mai Grana Padano è andato o potrà andare in distribuzione, se non assolutamente perfetto dal punto di vista sanitario”.  Con queste parole  Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Tutela Grana Padano, interviene sull’inchiesta relativa al ritrovamento da parte dei Nas in 12 impianti della provincia di Brescia, di livelli fuori norma di aflatossina nel latte. Una sessantina le persone iscritte nel registro degli indagati. Allevatori e titolari di caseifici, sul Garda e nella bassa, accusati di aver diluito il latte contaminato con latte a norma e di averlo quindi venduto a caseifici che in alcuni casi sapevano e in altri casi sono parte lesa. Tra i prodotti che dovevano derivare dal latte contaminato, anche alcune forme che tra circa tre mesi avrebbero dovuto ricevere il marchio a fuoco del Grana Padano. Inoltre prima di diventare Grana Padano però – ricorda il direttore generale – “il formaggio viene sottoposto a scrupolose e severe verifiche da parte dell’organismo di controllo incaricato dal Ministero dell’agricoltura, il CSQA, e dal Consorzio di Tutela.” “Il problema aflatossine – continua Berni – inizia con il latte di settembre e dei mesi successivi. Il primo formaggio prodotto da quel mese diventerà Grana Padano e potrà essere distribuito solo dal prossimo luglio in poi. Ovviamente ogni forma verrà verificata e, come del resto è sempre avvenuto e sta tuttora avvenendo, solamente il formaggio assolutamente sicuro andrà sul mercato”. Il Consorzio si è già costituito parte civile ed è pronto ad intraprendere vie legali contro coloro che, consapevolmente, infrangendo la Legge, si sono macchiati di un grave reato penale.

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