20 lavoratori in nero: commessi, baristi, banconieri e camerieri impiegati in stazioni di servizio e ristoranti, bar e birrerie, negozi di centri commerciali e macellerie senza contratto. E’ il sommerso portato a galla dai controlli della Guardia di Finanza di Pisogne in 16 attività commerciali tra Pisogne, Darfo, Esine, Bienno e Breno. Le verifiche sono state effettuate nel corso dei primi due mesi dell’anno in molte aziende commerciali della zona di competenza della Tenenza Sebina. Quella della lotta al lavoro è, infatti, una delle mission delle Fiamme Gialle e queste operazioni hanno visto un grande lavoro di intelligence e di controllo del territorio. Gli uomini del comandante Bruno Gerbini, infatti, sono arrivati a questi risultati dopo aver accertato discrepanze tra il fatturato dichiarato dai bar o dai negozi e l’effettivo volume di lavoro e clientela. Le fiamme gialle hanno effettuato controlli in borghese anche nei fine settimana, durante le feste, hanno quindi incrociato dati ed effettuato un minuzioso lavoro di indagine in ufficio. GROSSE MULTE PER LE IMPRESE
Tutto questo ha portato a far emergere un grosso giro di lavoratori in nero, tutti sotto i 30 anni, impiegati in varie mansioni all’interno dei locali. Tutte persone totalmente sconosciute al fisco ed all’Inps. I loro datori di lavoro hanno evaso contributi, previdenze, Irpef ed ora rischiano, in caso di impiego per un periodo fino a 30 giorni effettivi di lavoro, una multa da 500 a 9 mila euro per ogni lavoratore irregolare. Se il numero degli impiegati in nero supera il 20% della forza lavoro, scatta la chiusura del locale. L’economia sommersa rappresenta non solo un grave danno per l’erario, ma anche una pericolosa minaccia per gli imprenditori che seguono le regole, traducendosi in forme di concorrenza sleale che pongono fuori mercato le imprese oneste.

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