Più che un colpo di scena, al processo per il delitto di Yara Gambirasio si è trattato di un retroscena quantomeno strano. Durante la deposizione fiume della consulente della difesa Sarah Gino, chiamata a confermare un fatto accaduto nell’estate 2014. I familiari di Massimo Bossetti fecero eseguire analisi private del dna per verificare quanto sostenuto dalla Procura, ovvero che Massimo non è figlio naturale di Giovanni Bossetti, scomparso un mese fa. Un dettaglio? Non proprio. Un test che ha portato a una conferma. L’avvocato Andrea Pezzotta, legale della famiglia Gambirasio, ha chiesto conto degli esami privati richiesti dopo l’arresto di Massimo, il 16 giugno 2014. . L’imputato era a conoscenza di questa verifica. Udite le parola della dottoressa Gino, il muratore di Mapello si è limitato ad abbassare lo sguardo. Non sono mancate scintille in aula fra il genetista della difesa Marzio Capra e il pubblico ministero Letizia Ruggeri. Tanto che Capra, quasi urlando, ha protestato con il pm dicendo che non doveva permettersi di mettere in dubbio le sue capacità professionali perché lui “ha pieno titolo per studiare il Dna”. Capra ha criticato il lavoro del Ris proprio sul Dna e ha sollevato la questione dei due profili genetici.
La Pm Letizia Ruggeri ha contestato la definizione di “anomalia” fatta da Capra per alcuni esiti degli esami effettuati sul corpo di Yara. In particolare, la pm ha messo in discussione che si possa parlare di “anomalia”, come asserito dal genetista, per il fatto che non sono state trovate tracce di materiale genetico sul corpo della vittima ma solo sui vestiti, e ha affermato che è stato trovato materiale genetico sotto le sue unghie in quantità sufficiente per effettuare esami, al contrario di quanto sostenuto da Capra. Venerdì 19 febbraio saranno ascoltati i periti informatici dell’accusa; il 24 quelli della difesa e la teste Alma Azzolin di Trescore, che disse aver visto Massimo Bossetti in auto nel parcheggio del cimitero di fronte alla palestra di Brembate Sopra, in compagnia di una ragazzina somigliante a Yara. Venerdì 26 sarà la volta di Rodolfo Locatelli che condivise la cella del carcere di via Gleno con Bossetti e di alcuni familiari dell’imputato. La deposizione di quest’ultimi proseguirà il 4 marzo.

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