Quella sentenza della Suprema Corte, del gennaio scorso, che in seguito ad un ricorso dell’Agenzia delle Entrate obbliga una società veneta che gestisce degli impianti di risalita, la società Funivia Sofma, a pagare l’Imu, continua a spaventare i gestori degli impianti di risalita. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze infatti, non ha accolto la richiesta, contenuta nell’interrogazione presentata dal deputato camuno della Lega Nord Davide Caparini, che chiedeva di mettere al riparo le stazioni sciistiche da questa eventualità collocando gli impianti non nella categoria catastale di attività commerciale e quindi soggetta al pagamento dell’Imu, ma nella categoria di trasporto pubblico, quindi esente dal pagamento dell’Imu. “Abbiamo chiesto di replicare il modello adottato in alta Valle Camonica” – afferma Caparini – “quando la seggiovia da Ponte di Legno al Tonale è stata finanziata con l’intervento del pubblico perché considerata un servizio pubblico utile a sollevare la SS42 dal traffico legato al turismo. Difficilmente” – continua Caparini – “senza il sostegno del pubblico, sulle Api nascerebbero e continuerebbero ad esistere le stazioni sciistiche.” Nella risposta il Ministero invece conferma che gli impianti come le seggiovie, le cabinovie e le funivie delle stazioni sciistiche, non sono da considerarsi un servizio pubblico ma un’attività imprenditoriale e commerciale. Ne sarebbe una prova, secondo quando si legge nella risposta, il prezzo per l’utilizzo degli impianti di risalita sportivi, non commisurato al prezzo “politico” di un servizio di trasporto pubblico essenziale, ma a quello di un servizio di impresa. ll Ministero non mette quindi al riparo le stazioni sciistiche dal precedente veneto che potrebbe ancora creare un effetto domino su tutte le altre aziende del settore che se costrette a pagare l’imu sugli impianti di risalita, rischierebbero di chiudere con ripercussioni disastrose su un comparto strategico per l’economia turistica della montagna. “Paradossalmente” – commenta il deputato camuno del Carroccio -”chi crea economia e sviluppo viene punito con una tassazione ingiustificata”. In sostanza se un impianto è saldamente ancorato al suolo viene trattato alla stregua di un immobile, iscritto regolarmente in Catasto e dotato di un valore e di una rendita per poter essere tassato a dovere, a partire da Imu e Tasi.
DALLA REGIONE 5 MLN PER GLI IMPIANTI DI RISALITA
Va invece nella direzione di aiutare e sostenere la montagna, lo stanziamento fino a 5 mln di euro messo a disposizione dalla giunta regionale. "Un concreto segnale di attenzione” – commenta l’assessore allo Sport e Politiche per i giovani Antonio Rossi – “nello specifico ai comprensori sciistici e agli impianti risalita". "Mettiamo a disposizione, con il Fondo ‘Frisp – Impianti di risalita II’, fino a 5 milioni di euro – ha spiegato l’assessore – per interventi sugli impianti di risalita nelle province
di Sondrio, Brescia, Bergamo, Lecco, Como, Varese e Pavia". "Fondi – ha concluso – destinati a soggetti pubblici o privati, proprietari e/o gestori di impianti di risalita funzionali alla pratica dello sci, presenti sul territorio lombardo, in forma singola o aggregata mediante contratti di rete".
dal giornale online: Più Valli TV – News
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