L’obiettivo era capire se ci fosse stato qualcosa di strano o di nuovo, nei giorni precedenti alla scomparsa di Yara. Qualcosa scritto sul diario, una confidenza, una visita strana. Nulla di tutto questo secondo la sorella Keba interrogata questo venerdì mattina durante la quarta udienza del processo a carico di Massimo Bossetti. Il carpentiere di Mapello ha seguito con attenzione le testimonianze che si sono susseguite per tutta la giornata. In aula anche la sorella gemella del carpentiere di Mapello. Ad aprire l’udienza la testimonianza quella della sorella di Yara che avrebbe riferito di non aver notato nulla di strano e soprattutto, di non avere mai visto Bossetti prima del giorno del suo arresto. “Se fosse successo qualcosa di preoccupante lo avrei saputo” – ha spiegato Keba – “Se Yara avesse avuto qualche approccio me lo avrebbe detto”. In aula è stato sentito anche il padre di una compagna di squadra di Yara, che la vide uscire dalla palestra e fu l’ultimo a vederla nel tardo pomeriggio di quel 26 novembre 2010. Anche lui non ricorda di avere mai visto Bossetti prima dell’arresto.
Dopo Francese ha parlato anche un carabiniere di Ponte San Pietro in servizio la sera della scomparsa: il militare ha illustrato i primi accertamenti sulle celle telefoniche, spiegando che «l’ultima cella telefonica agganciata dal telefonino di Yara prima di spegnersi, alle 18,55, era quella di via Ruggeri a Brembate Sopra». Hanno deposto questo venerdì anche due esperti informatici che si sono occupati delle analisi sui computer di casa Gambirasio. È stato chiarito, tra le altre cose, che «Yara non aveva un profilo Facebook» ma utilizzava un social network per studenti, attraverso il quale «scambiava messaggi normalissimi». E’ stato chiamato a deporre Ilario Scotti, l’aeromodellista di Bonate Sotto che per puro caso scoprì il corpo della ragazzina nel mezzo del campo di via Bedeschi a Chignolo d’Isola, mentre provava il suo modellino di aereo radiocomandato. Era il 26 febbraio del 2011, tre mesi esatti dopo la scomparsa della tredicenne di Brembate Sopra. Scotti in aula ha raccontato di aver visto “un uomo calvo, di 50-55 anni, arrivato al volante di un’utilitaria che sarebbe sceso dalla macchina e lo avrebbe  fissato per 10-15 minuti prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.”

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