La diocesi di Vittorio Veneto ha censurato una frase della famosa preghiera dell’alpino che viene letta al termine delle cerimonie religiose organizzate dagli Alpini ad ogni livello dove si recita "Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana". Questo passaggio è stato cancellato e non sarà più possibile leggerlo in chiesa o durante le funzioni religiose, perché giudicato offensivo verso altre religioni e razze di popoli. L’iniziativa è stata assunta dall’ufficio liturgico diocesano delle diocesi che ha proibito a un gruppo di “penne nere” di leggere in chiesa la loro storica preghiera. La notizia è rimbalzata sui media nazionali e sta destando una grande discussione, spesso disinformata, superficiale, generica e acritica, sui vari social. Per capire perché si sia giunti oggi a questa decisione da parte di un eminente organo della Chiesa Cattolica Italiana, anche se il compito potrebbe essere innanzitutto quello dell’ordinariato Militare Italiano prima che di una singola diocesi, ricostruiamo brevemente la storia di questa preghiera conosciuta a memoria da moltissimi alpini e recitata sempre con gardne commozione per il suo spirito profondo di fede. Nel 1947 viene ritrovata dalla famiglia del colonnello Gennaro Sora una lettera alla madre datata luglio 1935. La preghiera che riporta è questa, scritta alla madre dal colonnello mentre si trovava presso Malga Pader, dove in un passaggio nodale si legge “Fa che le nostre armi siano infallibili contro chiunque osi offendere la nostra Patria, i nostri diritti, la nostra bandiera gloriosa. Proteggi, Signore, l’amato Sovrano, il nostro Duce, concedi sempre, alle nostre armi, il giusto premio della Vittoria”.
SU LE NUDE ROCCE, SUI PERENNI GHIACCIAI…
Nel 1949 la preghiera venne attualizzata anche in funzione delle mutate condizioni politico-istituzionali italiane. Il nuovo testo era il seguente: “Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la Provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l’animo a Te, o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani, e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi. Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall’impeto della valanga, fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi, rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana. E tu, Madre di Dio, candida più della neve, tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli alpini caduti, tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli alpini vivi ed in armi, tu benedici e sorridi ai nostri battaglioni e ai nostri gruppi. Così sia”.Nel 1972 viene proposta un’ulteriore modifica: mons. Pietro Parisio, cappellano capo del 4° Corpo d’Armata alpino, chiede e ottiene dall’ordinario militare, mons. Mario Schierano, di sostituire alcune frasi ritenute non più consone al momento che l’Italia sta vivendo. Perciò il “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana…” diventa “Rendici forti a difesa della nostra Patria e della nostra Bandiera”. Nel 1985 il testo di mons. Parisio diventa ufficiale, ed è l’unico riconosciuto come testo della preghiera dell’alpino dall’Ordinariato militare italiano e quindi dall’Associazione Nazionale Alpini che l’adotta di fatto.
ORA TOCCA ALL’ANA
Sarà il Presidente dell’ANA Nando Caprioli negli anni novanta a richiedere che la preghiera riprenda la sua forma del 1949 nelle cerimonie in presenza dei soli iscritti all’ANA, e usare invece il testo del 1985 in tutte le altre occasioni. In questo senso, dal punto di vista strettamente storico-regolamentare, la diocesi di Vittorio Veneto, non avrebbe fatto altro che prendere alla lettera le decisioni di Caprioli: la messa che si è tenuta domenica 16 agosto, nella quale è stata vietata la lettura del testo della preghiera del 1919, non era in presenza di soli iscritti ANA, quindi la preghiera andava letta nella sua forma del 1985, senza riferimenti ad armi e a millenaria civiltà cristiana. Fin qui la storia che è bene conoscere per evitare di agitare inutili fantasmi. Ora anche l’ANA Nazionale è attesa per un pronunciamento che riguarda gli oltre 90.000 iscritti e le migliaia di cerimonie che si svolgono ovunque ogni anno.
dal giornale online: Più Valli TV – News
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